Tragedia San Felice a Ema: mons. Gambelli (Firenze), “sofferenza più acuta perché questo incidente è avvenuto nell’imminenza del Natale”

“Quando siamo riuniti per la preghiera comune, il Signore ha promesso di essere presente in mezzo a noi. Noi sappiamo che Lui è fedele e ci dona sempre la forza necessaria per vivere con coraggio le prove della vita. Il libro della Sapienza ci dice che ‘le anime dei giusti sono nelle mani di Dio’. I nostri fratelli e le nostre sorelle sono nelle sue mani e quando preghiamo noi possiamo sentirli vicini a noi. Per questo stasera noi preghiamo non solo per Matteo, Margarida ed Elio, ma preghiamo anche con loro. Al tempo stesso vogliamo insieme invocare la grazia di Dio per la salute della piccola ricoverata in ospedale”. Si è aperta con queste parole la riflessione proposta ieri sera dall’arcivescovo di Firenze, mons. Gherardo Gambelli, durante la veglia di preghiera nella chiesa di San Giuseppe al Galluzzo per ricordare Matteo, Margarida ed Elio che hanno perso la vita nella loro casa a San Felice a Ema e pregare per la bambina che si trova ancora in ospedale.
“Il Signore mette sul nostro cammino dei testimoni della verità del Vangelo che ci aiutano a superare tanti dubbi e paure che sorgono nel nostro cuore davanti alle tragedie di cui siamo spettatori”, ha proseguito il presule riferendosi “in modo particolare alla figura di Sammy Basso morto qualche mese fa all’età di 28 anni che ci ha lasciato un bel messaggio di speranza legata alla fede”. Dopo aver ricordato alcune sue parole, mons. Gambelli ha sottolineato che “la sofferenza che proviamo per la morte di Matteo, Margarida ed Elio si fa più acuta proprio perché questo tragico incidente è avvenuto nell’imminenza del Natale. Ci sentiamo solidali con tante persone nel mondo che vivono in contesti di guerra e si preparano alle feste con paure e apprensioni”. “Possa la nostra preghiera di stasera – l’auspicio dell’arcivescovo – coniugarsi a una lotta per la vita, a un’attenzione sempre più premurosa per chi vive nella sofferenza e nell’abbandono, per poter contagiare il mondo con la forza del bene: Il Signore ancora oggi desidera darci dei segni per incoraggiarci a credere in Lui, per crescere nella speranza, ma per farlo ci invita a collaborare con la sua Provvidenza”.

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