“Quante volte ci è capitato di sognare ad occhi aperti! Balzare con la mente dal mondo reale ad un altro, immaginario, il più delle volte irraggiungibile, fantastico, ma che soddisfa perfettamente i nostri desideri e, almeno per qualche istante, ci fa sentire meglio. Certo non potremmo mai sognare ciò che la nostra mente non potrebbe neanche immaginare. Anche il sogno più fantastico ha sempre un appiglio in qualche esperienza vissuta, sia nell’esaltazione di emozioni positive sia nell’immaginazione dell’opposto di quelle negative”. Si apre con questa considerazione il messaggio di auguri natalizi che l’arcivescovo di Vercelli, mons. Marco Arnolfo, rivolge alla comunità diocesana.
“Vi auguro il sogno più bello, talmente bello che la nostra mente non potrebbe neanche concepirlo, se non ci fosse proposto da chi lo sta realizzando”, prosegue il presule, spiegando che “è il sogno di diventare non tanto l’uomo più intelligente, più ricco, più famoso, ma è il sogno diventare figli di Dio! Questo sogno ad occhi aperti comincia quando davanti al presepe, ti lasci condurre dai pensieri che scaturiscono dalla contemplazione di quel bambino, nato per noi e, alzando lo sguardo al cielo, senti risuonare nella mente e nel cuore la voce dell’angelo che proclama: ‘Vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi è nato per voi un Salvatore’”. “Non è un sogno irrealizzabile!”, ammonisce mons. Arnolfo: “È la gioia promessa dagli angeli sulla grotta di Betlemme a chi desidera ardentemente di essere salvato. È la gioia di cui il mondo ha bisogno, di cui aveva bisogno la bambina di undici anni in balia delle onde del mare, salvata dopo alcuni giorni. È la gioia di cui anch’io ho bisogno!”. “Non siamo soli a sognare questa gioia”, commenta l’arcivescovo: “Sogniamo insieme con tanti altri. Sogniamo insieme con Papa Francesco che nella bolla di indizione del Giubileo, scrive: ‘È troppo sognare che le armi tacciano e smettano di portare distruzione e morte? Il Giubileo ricordi che quanti si fanno operatori di pace saranno chiamati figli di Dio’”. “No, non è troppo! Perché – rileva mons. Arnolfo – è innanzitutto il sogno di quel Bambino venuto dal Cielo, che sogna di realizzare con te il suo regno di giustizia, di pace e di amore. È il sogno che da Betlemme continua a diffondersi nel mondo contagiando tutti coloro che si lasciano irradiare dalla luce divina di quel Bambino che ha il potere di farci diventare operatori di pace in famiglia, tra gli amici o negli ambienti di lavoro, ma soprattutto di farci diventare, come lui, veri figli di Dio!”.