Il vecchio quartiere “Castiello” di Pietrelcina, in provincia di Benevento, dove è nato e ha vissuto padre Pio ragazzo, giovane frate e sacerdote, ritorna a essere, dal 27 al 29 dicembre, come l’antica Betlemme. Una iniziativa, nata nel 1987, coinvolge circa 250 figuranti che, vestiti con gli abiti d’epoca, danno luogo alla rappresentazione del Presepe Vivente con al centro la capanna collocata nella stalla della casa dove è nato il primo sacerdote stimmatizzato della storia della Chiesa. Ad impersonare la Sacra famiglia vere coppie scelte tra quelle che hanno dato alla luce gli ultimi nati. Poi i vari artigiani con le loro botteghe dei mestieri oggi ormai scomparsi o quasi come il fabbro, il falegname, il sarto, il calzolaio, il caciottaro, etc.
“Il nostro presepe vivente è un’esperienza unica ed emozionante che permette di rivivere la storia della nascita di Gesù in modo più realistico. Nel presepe vivente, i figuranti (gente del posto) interpretano i personaggi della natività e ricreano l’atmosfera della Betlemme di duemila anni fa”, spiegano i promotori aggiungendo che l’iniziativa rappresenta “un’occasione per tutta la famiglia di trascorrere qualche ora in una cornice suggestiva, immersi nella magia del Natale. Inoltre, è un’opportunità per riflettere sul vero significato del Natale e riscoprire le radici della nostra cultura”. E qui il riferimento è a Padre Pio che sin da bambino attendeva con ansia questo tempo: partecipava a tutte le funzioni religiose a partire dalla Novena oltre che a modellare, come raccontava spesso un suo amico d’infanzia, Mercurio Scocca, statuine di pastori, il Bambinello, la Madonna e san Giuseppe con l’argilla. Era una devozione sentita, quella del frate francescano cappuccino per questa festa che ricorda la nascita di Gesù come era sentita da san Francesco d’Assisi. Ai figli spirituali raccomandava di prepararsi bene ad accogliere la venuta di Dio.
“Accolga il nascituro bambinello le mie povere e fiacche preghiere che a lui innalzerò con più viva fede in questi santi giorni per voi, per tutti i superiori, pel mondo intiero!”, scriveva, da Pietrelcina, il 19 dicembre 1913 al suo direttore spirituale padre Agostino da San Marco in Lamis: “piaccia inoltre accogliere questo celeste infante i miei desideri, che sono quelli di amarlo quanto ne è capace una creatura di amarlo qui in terra e vederlo del pari amato da tutti!”. E il giorno successivo, il 20 dicembre, a padre Benedetto scrive: “per le prossime feste del santo Natale e del capo d’anno col cuore pieno di riconoscenza e con affetto più che filiale vi mando i miei più sinceri auguri, facendo voto al celeste infante per la vostra felicità spirituale e temporale”. E a Raffaelina Cerase, una figlia spirituale residente a Foggia, scrive che all’inizio della novena “in onore del santo Bambino il mio spirito si è sentito come rinascere a novella vita: il cuore si sente come abbastanza piccino per contenere i beni celesti; l’anima si sente tutta disfarsi alla presenza di questo nostro Dio per noi fatto carne. Come fare a resistere a non amarlo sempre con nuovo ardore?!”. “Stavo scendendo in chiesa per la Messa di mezzanotte del Natale del 1924” a San Giovanni Rotondo, ha raccontato un confratello di padre Pio, padre Raffaele da Sant’Elia a Pianisi: “il corridoio era illuminato da un lume a petrolio. In quella penombra, vidi che anche Padre Pio era uscito dalla sua cella e camminava piano piano. Era avvolto in un alone di luce e portava tra le braccia Gesù Bambino. Rimasi immobile, folgorato, sulla porta della mia cella. Mi inginocchiai. Padre Pio passò accanto a me, raggiante, e non si accorse neppure che io ero lì ad appena due passi da lui!”. E una sua figlia spirituale, Lucia Iadanza, racconta un episodio del 1922 nella notte del 24 dicembre (siamo sempre a San Giovanni Rotondo), durante la recita del Rosario, prima della Messa: “padre Pio pregava in mezzo a noi. Ad un tratto, in un alone di luce, tra le sue braccia vidi apparire Gesù Bambino. Il volto del Padre era trasfigurato, i suoi occhi rivolti a quella figura di luce che aveva tra le braccia, le labbra aperte in un sorriso stupito. Quando la visione svanì, il Padre, da come lo guardavo, si rese conto che avevo visto tutto. Mi si avvicinò e mi disse di non parlare con nessuno”.