Natale: mons. Savino (Cassano Ionio) ai detenuti, “guardare il cielo”, anche “se le mura sembrano nasconderlo. C’è una stella che brilla per ciascuno di voi”

“A te, sorella detenuta. A te, fratello detenuto. In questo Natale, in cui il silenzio della notte è rotto dal pianto di un Bambino che porta speranza al mondo, vi scrivo con il cuore colmo di vicinanza e preghiera. Vorrei che queste parole fossero per voi come un raggio di luce che attraversa le sbarre, una carezza capace di raggiungere le pieghe più nascoste del vostro dolore”. Lo scrive il vescovo di Cassano allo Ionio, mons. Francesco Savino in un messaggio ai detenuti. Il presule, in occasione delle festività natalizie, ha fatto visita ieri alla casa circondariale di Castrovillari “Rosetta Sisca” insieme al Vicario della Carità e Direttore della Caritas diocesana don Mario Marino, al cappellano del carcere don Francesco Faillace, al diacono permanente Michele Diodati e alle operatrici della Caritas diocesana, in “un segno tangibile di vicinanza a chi vive situazioni di privazione della libertà”. La detenzione – scrive il vescovo – è “spesso vissuta come un deserto senza orizzonte, un tempo sospeso che sembra negare il futuro. Ma ricordate: ogni deserto può fiorire, ogni notte può conoscere l’alba. La vostra condizione, per quanto dura e faticosa, non è l’ultima parola sulla vostra vita. Gli inciampi, anche i più gravi, non cancellano la vostra dignità. Non siete il vostro errore, né la somma delle vostre colpe. Siete, prima di tutto, figli amati da Dio, creature in cui brilla ancora la scintilla della bellezza divina. Il Natale ci ricorda che Dio si fa vicino a ogni uomo, soprattutto a chi si sente smarrito, spezzato, dimenticato”. Anche il “vostro cuore, ferito ma non sconfitto – aggiunge mons. Savino – può essere quella mangiatoia in cui il Signore desidera rinascere. Lasciatevi incontrare da Lui, che non giudica ma accoglie, che non condanna ma perdona, che non abbandona ma accompagna”. E poi un pensiero ai detenuti che “portate il peso aggiunto di una sofferenza psichica. La vostra croce è pesante, ma non siete soli. Ogni ferita, anche quella più invisibile, può diventare il punto di incontro con l’amore di Dio e con la solidarietà di chi vi accompagna. Il diritto alla cura, all’ascolto e all’umanità non è solo una necessità, ma il segno concreto di quella speranza che nessuno deve mai perdere”. Mons. Savino ringrazia il direttore del carcere, i tanti operatori, gli agenti ed educatori, i volontari che lavorano in questo luogo: “voi, in mezzo alle difficoltà quotidiane, siete i custodi di un’umanità che non si arrende. Siate per chi è detenuto segno di rispetto, di ascolto e di speranza. Non è facile il vostro compito, ma è prezioso agli occhi di Dio, che benedice ogni gesto di giustizia e di misericordia”. E poi l’invito, in questo Natale, a “guardare il cielo”, anche “se le mura sembrano nasconderlo. C’è una stella che brilla per ciascuno di voi, una luce che vi ricorda che nulla è perduto, che ogni cammino può riprendere, che ogni vita, anche quella più spezzata, può risorgere”. Nella sua omelia durante la celebrazione mons. Savino ha rivolto a tutti i presenti un augurio di “un’esistenza bene-detta”, invitando i detenuti a distinguere con chiarezza ciò che è peccato da ciò che è reato, per costruire una vita nuova, autentica e radicata nei valori della giustizia e del perdono.

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