Natale: mons. Viva (Albano), “diventare pienamente umani nell’incontro con Dio”

“Nella notte di Natale di quest’anno, il Santo Padre Francesco aprirà la Porta Santa nella Basilica di San Pietro in Vaticano, dando inizio al Giubileo del 2025. Una porta che si apre nel buio della notte come segno di speranza e invito alla fiducia. Essa è simbolo di Cristo stesso che ci incoraggia ad incontrarlo e ricevere da lui grazia e perdono”. Lo scrive, in un messaggio, il vescovo di Albano, Vincenzo Viva aggiungendo che “il Bambino di Betlemme diventa così la porta attraverso cui possiamo accedere ad una vita rinnovata”.  Per il presule “contemplando questo bambino adagiato nella mangiatoia, scopriamo una verità sconcertante: Dio non si è limitato a visitarci dall’alto, ma ha scelto di immergersi completamente nella nostra condizione umana. Ha voluto sperimentare la fragilità della crescita, le gioie e i dolori delle relazioni, persino il dramma della morte. Non è venuto per cancellare la nostra umanità, ma per mostrarci come viverla in pienezza, svelando pienamente l’uomo a se stesso e indicandogli la sua altissima vocazione: essere immagine viva del Dio invisibile, specialmente nell’accogliere la sua luce e nel vivere il suo comandamento nuovo dell’amore!” “Oggi più che mai – scrive –  abbiamo bisogno di recuperare questa nostra vocazione alla pienezza umana. In un mondo che spesso ci spinge a fuggire dalla nostra fragilità, cercando rifugi illusori in realtà virtuali o in un individualismo esasperato, il presepe ci ricorda che è proprio nella nostra umanità condivisa che incontriamo Dio. Non dobbiamo cercare altrove: è qui, nella trama quotidiana delle nostre relazioni, nelle nostre fragilità accolte e condivise, nei gesti di cura reciproca che si manifesta il divino. Certo, le sfide non mancano: viviamo tempi segnati da conflitti apparentemente insanabili, da fratture sociali che si allargano, da un’arroganza sprezzante che minaccia il futuro stesso del pianeta. Eppure, proprio in questo contesto, il Bambino di Betlemme ci ricorda che Dio non ha smesso di credere nell’umanità. Anzi, continua a scommettere su di noi, chiamandoci a riconoscerci fratelli e sorelle in Lui. Natale significa allora proprio questo: abitare l’umano con tutti i suoi drammi e le sue speranze”. Mons. Viva ricorda don Giovanni Merlini (1795-1873), Missionario del Preziosissimo Sangue, che il prossimo 12 gennaio sarà proclamato beato nella Basilica di San Giovanni in Laterano. “Questo sacerdote, fedele collaboratore di San Gaspare del Bufalo, ha lavorato tanto proprio nel territorio della nostra diocesi e perciò  – scrive – siamo particolarmente grati per la sua prossima beatificazione. Con grande slancio missionario ha trasformato l’antica chiesa di San Paolo in Albano in un centro vitale di formazione per i laici, di vita spirituale e opere caritative”. Il pensiero del vescovo va “in modo particolare” alle famiglie provate dalla malattia o dalle difficoltà economiche, ai giovani in cerca di orientamento, agli anziani che vivono la solitudine, a “chi si sente escluso o emarginato. Il Natale porti a ciascuno la certezza che nessuna situazione umana è estranea a Dio, che in Gesù ha scelto di condividere fino in fondo la nostra condizione per trasformarla dall’interno”.

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