“Nel 2025 dobbiamo fare un passo avanti se vogliamo davvero affermare il posto dell’Europa sulla scena mondiale. Non abbiamo altra scelta”. Lo ha detto Roberta Metsola, presidente del Parlamento europeo, davanti ai 27 leader Ue riuniti a Bruxelles per il Consiglio europeo. “Quando si tratta dell’Ucraina, dobbiamo intensificare i nostri sforzi per andare verso la pace. Ma non una pace qualsiasi, non una falsa versione di pace spacciata dalla Russia, ma una pace vera e duratura. Pace con dignità, pace con libertà, pace con giustizia. Abbiamo bisogno di un percorso verso una vera pace. Ma il principio guida deve rimanere ‘Niente sull’Ucraina senza l’Ucraina’”. Il Consiglio ha accolto il presidente ucraino Zelensky, che, riconoscendo l’impossibilità di recuperare Crimea e Donbass dalla Russia per inferiorità militare, forse intende aprire la strada a una trattativa di pace. “L’Ucraina deve essere in grado di continuare a parlare da una posizione di forza”, ha però detto Metsola. “Ecco perché è strategico mantenere il nostro sostegno al piano Zelensky. È strategico e nel nostro interesse collettivo mantenere il congelamento dei beni della Russia e concordare ulteriori sanzioni contro Putin e i suoi alleati, qualcosa che il Parlamento europeo chiede da tempo. Ed è per questo che è strategico rimanere fermi nel nostro aiuto diplomatico, finanziario, militare e umanitario all’Ucraina”.
“Questo senso di urgenza si estende al nostro vicinato più ampio, dove l’interferenza russa in Moldavia, in Georgia e nei Balcani occidentali rimane una delle nostre preoccupazioni di sicurezza più urgenti. E siamo tutti d’accordo, perché da anni diciamo che l’allargamento è una necessità geopolitica”. Metsola ha messo in guardia l’Ue dal “perdere terreno” in queste regioni d’Europa, dove altre “interferenze” possono avere la meglio.
Lo sguardo s’è poi portato sul Medio Oriente. “Il recente accordo di cessate il fuoco tra Israele e Libano offre un barlume di speranza. Salverà vite, fornirà sollievo e offrirà una possibilità di ripresa. Ma la pace non può essere sostenuta solo dalla speranza. Ecco perché a Gaza, i nostri appelli per il rilascio degli ostaggi rimarranno saldi. I nostri appelli per un cessate il fuoco rimarranno risoluti. I nostri sforzi per la de-escalation rimarranno forti. E il nostro lavoro per una pace a lungo termine deve rimanere incrollabile”.
“Anche in Siria la situazione è critica. Milioni di siriani cercano un futuro libero, stabile e sicuro mentre il brutale regime di Bashar al-Assad giace a brandelli. Ciò che accadrà nei prossimi giorni è importante. E le scelte che faremo ora plasmeranno quel futuro.
Dialogo, unità, rispetto dei diritti fondamentali e diritto internazionale devono guidare la strada da seguire. Ora è il nostro momento di fare un passo avanti. Di intensificare il nostro impegno con i partner nella regione per trovare una soluzione. Le conseguenze dell’inazione sono troppo elevate”.