“Con l’impegno per la giustizia sociale, che cura il bene comune e supera le diseguaglianze, va privilegiata la costruzione di un nuovo ethos tra famiglie spirituali e religiose che sono aumentate e mescolate. E ciò in vista di una democrazia sempre più rappresentativa, partecipativa e deliberativa”. Così il vescovo di Faenza-Modigliana, mons. Mario Toso, nell’omelia della messa in occasione dell’80° anniversario della Liberazione di Faenza, alla Chiesa dei Caduti.
Nella sua omelia, il presule ha ricordato i tragici eventi che colpirono Faenza durante la Seconda Guerra Mondiale, sottolineando l’importanza della memoria storica e del sacrificio di coloro che persero la vita per la libertà. Ha evidenziato come i bombardamenti, iniziati nel maggio 1944, abbiano causato numerose vittime e distruzioni, con quasi un centinaio di attacchi finalizzati a sostenere l’avanzata degli alleati. Il 17 dicembre 1944, le truppe neozelandesi entrarono in città, liberandola definitivamente. “La Festa della Liberazione ricorre in un momento storico in cui la nostra comunità, e non solo quella faentina, sta ancora subendo le conseguenze dei ripetuti e gravissimi eventi atmosferici che hanno provocato rilevanti danni materiali alle strutture pubbliche e private, come pure danni psicologici alle tante persone che ne sono state colpite. Come alle distruzioni della Seconda guerra mondiale seguì una fervida ricostruzione da parte di tutti con uno spirito rinnovato, analogamente, nel nostro tempo di post-alluvioni, devono seguire la ricostruzione degli edifici e delle infrastrutture, il sostegno economico ai tanti che hanno subito danni, la prevenzione e la messa in sicurezza del territorio e dei fiumi. Ciò che in particolare è maggiormente necessario è la rinascita morale e spirituale delle nostre comunità, l’impegno a formare persone nuove che hanno una visione alta, un cuore umile, pieno di amore per il bene comune e per Dio, speranza che non delude”.