“La chiamata del Santo Padre mi ha ricordato che la mia vita è donata, a quel Mistero di Vita che è il Vangelo di Gesù. Tutto ciò non mi ha messo al riparo dal toccare con mano le ferite del conseguente distacco da persone, da affetti e luoghi che mi sono cari. L’umanità di ciascuno è sempre frutto di una trama di relazioni che il tempo e le esperienze condivise intessono le nostre esistenze”. Lo ha detto l’arcivescovo eletto di Crotone-Santa Severina, mons. Alberto Torriani, al sito della diocesi calabrese nella sua prima intervista dopo la nomina avvenuta lo scorso 11 dicembre.
Il padre del neo presule, originario del milanese, era cronista del Corriere della Sera mentre la mamma, tutt’ora vivente, casalinga: “nelle stagioni della giovinezza ho frequentato l’oratorio e la parrocchia, studiando a Milano fino all’Università che ho poi interrotto per l’ingresso in Seminario. In quegli anni ho coltivato la passione per il bene comune”. Nell’intervista ad ampio raggio mons. Torriani evidenzia l’importanza che nella vita “ciascuno trovi dei maestri, soprattutto per i giovani che hanno tutto il diritto di avere – specie nella Chiesa – maestri forti e miti che sappiano loro indicare strade di futuro, sentieri di solidarietà e passi di pace. Senza pastori, senza maestri, è impensabile che io stesso possa essere maestro (vescovo) e pastore. Ma questo vale per tutte le vocazioni, anche quelle laicali”. “Arrivo a Crotone – dice ancora il vescovo eletto – con la mia storia, con i miei incontri, con le vicende che hanno segnato il mio cammino umano e ministeriale. Ciascuno di noi è sempre generato da una storia che ne segna il tratto, ne definisce la personalità e il carattere e ne costruisce il linguaggio. È il bello della nostra umanità”. In merito alle priorità il neo arcivescovo dice che al momento “non è in grado” di definirle: “lo faremo insieme, ciascuno in obbedienza alla propria ministerialità, raccoglieremo la comune sfida che la Chiesa della sinodalità è chiamata ad accogliere, per leggere e interpretare il presente, per riconoscere con gratitudine le radici e per sognare un futuro. Sicuramente l’educazione, ed in particolare i giovani, avranno un posto privilegiato nelle riflessioni e nei pensieri se non altro perché è da lì che proviene il mio ministero sacerdotale ed ora episcopale”. “Non ho ancora visto le nostre spiagge e il nostro mare, ma credo – conclude – che non appena avrò l’occasione di andare mi verrà in mente questa instancabile tenacia di Gesù Risorto che va a prendere i suoi amici, là dove le paure e le rassegnazioni, li avevano portati dopo averlo visto in croce, dopo che avevano visto frantumarsi su quel monte i loro desideri e i loro progetti, i loro futuri”. Il neo arcivescovo verrà consacrato il 22 febbraio nel duomo di Milano.