Giubileo 2025. Le virtù “giubilari” della famiglia Beltrame Quattrocchi

Il Giubileo del 2025 offre l’opportunità di conoscere meglio molte figure di santità legate in vario modo alla città di Roma. Tra queste spicca quella dei beati coniugi Luigi e Maria Beltrame Quattrocchi e dei loro figli, in particolare della venerabile Enrichetta

Il Giubileo del 2025 offre l’opportunità di conoscere meglio molte figure di santità legate in vario modo alla città di Roma. Tra queste spicca quella dei beati coniugi Luigi e Maria Beltrame Quattrocchi e dei loro figli, in particolare della venerabile Enrichetta.
Le virtù “giubilari” della speranza, della pazienza e della carità operosa – che Papa Francesco presenta nella bolla di indizione dell’Anno Santo Spes non confundit – ne fanno un modello profondamente attuale di vita cristiana, non solo per i singoli ma anche e soprattutto per le famiglie, accendendo negli sposi e nelle spose, nei genitori e nei figli, il desiderio di vivere la “santità del quotidiano”, nelle pieghe della vita domestica, scolastica, lavorativa, sociale.
Luigi Beltrame nasce il 12 gennaio 1880 a Catania, dove suo padre Carlo, funzionario di Prefettura, era stato trasferito subito dopo la proclamazione del Regno d’Italia. Trascorsa la prima infanzia con i genitori e i tre fratelli, intorno al 1889 va a vivere con Luigi e Stefania Quattrocchi, zii per parte materna, che ne richiedono l’affidamento non avendo figli. Nel 1890 la famiglia Quattrocchi si trasferisce a Roma e qui Luigi vivrà per il resto della sua vita. Nel 1902 si laurea in Giurisprudenza e inizia la pratica forense presso lo studio Lupacchioli. Farà una brillante carriera, arrivando al pensionamento come Vice-Avvocato Generale Onorario dello Stato.
Maria Corsini nasce invece a Firenze il 24 giugno 1884 da Angelo Corsini e Giulia Salvi. A motivo dei diversi trasferimenti lavorativi del padre, la famiglia si sposta da Firenze a Pistoia, poi di nuovo a Firenze, quindi Arezzo e infine Roma, tappa definitiva.
Proprio nell’Urbe Luigi e Maria si conoscono nell’ambito delle rispettive famiglie e, dopo tre anni, il 15 marzo 1905, stringono fidanzamento privato, ufficializzato il 30 dello stesso mese. Inizia un fitto epistolario tra i due, ricco di delicati sentimenti e deliziosa vivacità.
Appena 8 mesi dopo, il 25 novembre 1905, celebrano le loro nozze nella Basilica di Santa Maria Maggiore a Roma dove, negli anni a venire, si recheranno ogni giorno di primo mattino per partecipare alla Santa Messa.
Nascono l’uno dopo l’altro tre figli: Filippo nel 1906, Stefania (detta Fanny) nel 1908 e Cesare nel 1909. I coniugi Beltrame condividono il focolare domestico con i genitori e i nonni di Maria: questa convivenza verrà a interrompersi solo con la morte degli anziani parenti.
Il matrimonio, per Luigi e Maria, diviene il luogo in cui intraprendere un comune cammino di crescita spirituale, riversando nell’educazione dei figli i doni umani e spirituali di una vita di fede vissuta autenticamente.
Nell’autunno del 1913, l’esultanza per l’annuncio della quarta maternità viene sconvolta da una prognosi di rischio di vita gravissimo sia per la madre che per il nascituro. È un momento drammatico per la coppia: i medici consigliano l’immediata interruzione di gravidanza per tentare di salvare almeno la madre. I due sposi, di comune accordo, scelgono eroicamente di proseguire la gravidanza, affidandosi alla Provvidenza. Il 6 aprile l’inverosimile si avvera: la madre sopravvive, nasce Enrichetta, sana, che sarebbe stata per tutta la vita il sostegno e il conforto dei genitori, colmando il vuoto lasciato dai due fratelli e dalla sorella maggiore, usciti di casa molto presto per consacrarsi al Signore.
Il 5 novembre 1924, dopo essere stata ricevuta in udienza privata da Pio XI, la famiglia si ritrova a cena per l’ultima volta insieme: viene intonato il Magnificat, in segno di ringraziamento, dinanzi al quadro del Sacro Cuore solennemente intronizzato anni addietro in casa. Il giorno dopo, Filippo è accompagnato al collegio Capranica e Cesare, nel pomeriggio, all’Abbazia benedettina di San Paolo, accolto dall’ abate Idelfonso Schuster, che già da anni intratteneva rapporti spirituali con la famiglia. Dopo un anno al Capranica, Filippo raggiunge il fratello minore all’Abbazia di San Paolo, poi entrambi passano all’Abbazia di San Giovanni in Parma, divenendo rispettivamente dom Tarcisio e P. Paolino. L’uno sarà in seguito trasferito alla nuova fondazione benedettina di S. Maria della Scala a Noci, mentre il secondo molti anni dopo passerà fra i Trappisti. Nel 1924 anche la secondogenita, Fanny, lascia il focolare domestico per varcare la soglia del monastero delle Benedettine del Santissimo Sacramento di Milano, dove prende il nome di suor Cecilia.
Luigi e Maria si dichiarano disponibili a offrire al Signore anche l’ultima figlia e, in tal caso, a entrare essi stessi in un istituto di vita consacrata. Enrichetta, infatti, in un primo momento vorrebbe seguire i fratelli e avviarsi alla vita religiosa, ma il Signore la chiama a una consacrazione diversa all’interno del focolare domestico, dove svolgerà per i genitori un servizio di amore e vicinanza fino alla loro morte.
Intanto il cammino di ascesi della coppia continua inarrestabile sotto la paternità spirituale di P. Pellegrino Paoli, P. Matteo Crawley, Mons. Aurelio Signora. Entrambi terziari francescani dal 1917, Luigi e Maria vivono seriamente la loro professione nell’ordine secolare.
Luigi dal 1916 coopera con l’Associazione Scoutistica Cattolica Italiana, nel 1919 fonda un oratorio in una zona particolarmente degradata dell’Esquilino, è barelliere dell’Unitalsi con Maria ed Enrichetta, collabora alla nascita dell’Agenzia ORBIS, opera nel Movimento di Rinascita Cristiana e nel Movimento per un Mondo Migliore.
Maria svolge il servizio di catechista, consigliere nazionale dell’Azione Cattolica e vicepresidente del “Fronte della Famiglia”; con la Croce Rossa diventa infermiera volontaria, soccorrendo i feriti della Guerra d’Africa e della Seconda Guerra Mondiale; organizza corsi di preparazione al matrimonio per fidanzati, una novità per l’epoca. Inoltre, svolge quello che ella stessa chiama l’“apostolato della penna”, cioè la pubblicazione di articoli su riviste cattoliche e di libri ad argomento educativo e spirituale.
Non vengono per questo trascurati gli impegni familiari, né tantomeno i figli consacrati: Luigi tutte le settimane affronta viaggi massacranti per raggiungere i figli lontani, Maria ne continua la direzione spirituale attraverso un fitto epistolario. Oltre agli impegni associativi, innumerevoli le iniziative private e familiari di carità, preghiera, accoglienza, ascolto, soccorso, conforto. Sostengono economicamente alcuni giovani che intendono abbracciare il ministero ordinato e comunità di claustrali in ristrettezze. Spesso casa Beltrame diviene punto di approdo per anime consacrate smarrite, sposi in crisi e maternità non accettate. Da casa Beltrame passano molte personalità di rilievo del mondo cattolico e politico: P. Agostino Gemelli, P. Matteo Crawley, Armida Barelli, Luigia Tincani, don Luigi Sturzo, Mons. Aurelio Signora, Mons. Giuseppe Canovai e altri.
Ai primi di novembre del 1951, straordinariamente, suor Cecilia si trova a Roma e papà Luigi prega gli altri due figli di raggiungere la famiglia. Così, il 5 novembre, a circa trent’anni di distanza e proprio nel giorno anniversario dell’inizio del grande “esodo” del 1924, la famiglia si ritrova riunita al completo. Quattro giorni dopo Luigi, a causa di un infarto, lascia questo mondo.
Maria gli sopravvive quattordici anni, superando nella fede l’umano smarrimento della vedovanza. Riprende la penna e l’estate successiva, presso il villino “La Madonnina” a Serravalle di Bibbiena, redige il più prezioso dei suoi scritti: L’ordito e la trama. Radiografia di un matrimonio. Brevi pagine per rievocare mezzo secolo di vita vissute insieme: “filo per filo, intrecciati in Dio uno con l’altra senza soluzione di continuo – mai – fino all’eternità”. Nei suoi ultimi giorni scrive: “Ora anche la penna riposa. Tutto è stato detto di quello che il mio cuore poteva dire, ma la preghiera in compenso si infittisce, mentre si delinea l’ora del distacco”.
Il 25 agosto 1965, a Serravalle, poco dopo mezzogiorno, terminata la recita dell’Angelus, mentre rientra in casa sorretta da Enrichetta, Maria si accascia e si ricongiunge allo sposo.
Nel 1994, al termine dell’Anno Internazionale della Famiglia, ha inizio l’iter canonico che conduce, il 21 ottobre 2001, alla beatificazione di Luigi e Maria Beltrame Quattrocchi. In quell’occasione S. Giovanni Paolo II afferma: “Questi coniugi hanno vissuto, nella luce del Vangelo e con grande intensità umana, l’amore coniugale e il servizio della vita”. E ancora: “La ricchezza di fede e d’amore dei coniugi Luigi e Maria Beltrame Quattrocchi è una vivente dimostrazione di quanto il Concilio Vaticano II ha affermato circa la chiamata di tutti i fedeli alla santità, specificando che i coniugi perseguono questo obiettivo ‘propriam viam sequentes’, ‘seguendo la loro propria via’ (Lumen gentium 41). Questa precisa indicazione del Concilio trova oggi una compiuta attuazione con la prima beatificazione di una coppia di sposi: per essi la fedeltà al Vangelo e l’eroicità delle virtù sono state riscontrate a partire dal loro vissuto come coniugi e come genitori”.
Il 30 agosto 2021, al termine dell’iter canonico iniziato il 6 aprile 2018, Papa Francesco dichiara la venerabilità di Enrichetta.

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