Giubileo 2025 – Il primo Giubileo

Quello che accadde a Roma nel Natale del 1299 ha dello straordinario e possiamo quasi affermare che il Giubileo fu inventato dal popolo, ispirato dallo Spirito Santo. Conosciamo i fatti di quell’anno grazie all’opera del cardinale diacono di S. Giorgio in Velabro, Jacopo Stefaneschi, intitolata “De Centesimo seu Jubileo anno liber” redatta nei primi anni successivi all’inizio del XIV secolo. Stefaneschi riferisce che dal Natale dell’anno 1299 e in particolare dal 1° gennaio 1300, sul far della sera, all’improvviso, come se si fosse palesata una grande e luminosa verità, i romani si riversarono per le strade per recarsi a pregare sulla tomba dell’apostolo Pietro, convinti che chi avesse partecipato alla suddetta devozione in quel giorno, avrebbe conseguito la completa remissio delle sue colpe e avrebbe altresì lucrato un’indulgenza di cento anni.

Quello che accadde a Roma nel Natale del 1299 ha dello straordinario e possiamo quasi affermare che il Giubileo fu inventato dal popolo, ispirato dallo Spirito Santo. Conosciamo i fatti di quell’anno grazie all’opera del cardinale diacono di S. Giorgio in Velabro, Jacopo Stefaneschi, intitolata “De Centesimo seu Jubileo anno liber” redatta nei primi anni successivi all’inizio del XIV secolo. Stefaneschi riferisce che dal Natale dell’anno 1299 e in particolare dal 1° gennaio 1300, sul far della sera, all’improvviso, come se si fosse palesata una grande e luminosa verità, i romani si riversarono per le strade per recarsi a pregare sulla tomba dell’apostolo Pietro, convinti che chi avesse partecipato alla suddetta devozione in quel giorno, avrebbe conseguito la completa remissio delle sue colpe e avrebbe altresì lucrato un’indulgenza di cento anni.

Anche Silvestro da Adria, “scriptor” della Cancelleria papale, l’estensore della successiva bolla giubilare, confermò la stessa notizia, ripresa anche dal cronista fiorentino Giovanni Villani e poi dal cronista di Asti Guglielmo Ventura.

Tutti riportarono nei loro scritti che all’inizio di quell’anno si riversarono per le strade di Roma, in particolare nei pressi della Basilica di San Pietro, vere e proprie masse di persone, dapprima di provenienza cittadina e poi, successivamente, provenienti dalle terre più lontane dell’Occidente e dell’Oriente. Tutti supplicarono allo stesso modo il pontefice: “Dacci padre santo la tua benedizione prima che ci colga la morte”.

Il pontefice, colpito dall’imponenza della partecipazione popolare, che continuò per le settimane seguenti, fece compiere ricerche negli archivi della Curia per conoscere se in passato si fossero svolte manifestazioni simili e, nel caso, come fossero state gestite. Ma nulla di paragonabile fu trovato.

E mentre continuava l’afflusso dei pellegrini a Roma, dopo la preparazione degli “instrumenta” legislativi necessari, Bonifacio VIII emanò la bolla “Antiquorum habet fida relatio” che fissava nel 16 febbraio la data di indizione del Giubileo proclamato dalla cattedrale lateranense, sede del vescovo di Roma. Ancora oggi a San Giovanni, sono visibili i resti dell’affresco di Giotto che tramandano tale avvenimento.

Subito dopo, però, Bonifacio VIII, visto l’eccezionale consenso con il quale era stato accolto tale provvedimento, emanò una seconda bolla “Nuper per alias”, iterando il 22 febbraio l’indizione dell’Anno Santo, giorno della festa della Cattedra di San Pietro, per attestare la solennità di un evento che riguardava la Chiesa universale.

Per l’occasione veniva concessa l’indulgenza plenaria a tutti i cristiani pentiti e confessati i quali avessero visitato nell’Urbe, nell’anno 1300, in giorni fra loro distinti, le due chiese dei Principi degli Apostoli, San Pietro e San Paolo, per ben 30 volte se romani, per 15 se giunti nell’urbe da fuori. La bolla ebbe valore retroattivo e assunse validità dal giorno di Natale del 1299.

Vennero mostrati alla devozione dei pellegrini il legno e i chiodi della croce, il volto della Veronica, la Scala santa, la colonna della flagellazione, la tavola dell’ultima cena e numerose altre reliquie contenute nel Sancta sanctorum del Laterano. Roma, con l’impossibilità di raggiungere la Terra Santa, tornata in mano agli arabi, era diventata la nuova Gerusalemme.

La straordinarietà di quel primo Giubileo sta nella grande partecipazione al pellegrinaggio di intere famiglie, che non esitarono a mettersi in cammino, a piedi, a dorso di mulo o di cavallo, o su piccole carrozze, partendo da quasi ogni zona del continente, dall’Inghilterra alla Germania, dalla penisola iberica alla Francia e sfidando i pericoli del tempo e la fatica di un viaggio interminabile.

Ma quanti furono i pellegrini giunti a Roma? Secondo il Villani, esclusi i residenti, nel 1300 giunsero quotidianamente in città circa duecentomila pellegrini. Guglielmo Ventura parla di due milioni di visitatori in tutto l’anno, una cifra enorme se rapportata alla difficoltà degli spostamenti in quell’epoca.

Tra questi forse anche il sommo poeta Dante, anche se le sue descrizioni di quell’Anno Santo presenti anche nella Divina Commedia, potrebbero essere dovute ad una sua successiva visita nella città eterna allo scopo di verificare di persona quei particolari che poi, nella sua opera, sembrano raccontati da un testimone oculare. Quello che è sicuro è che il poeta fu a Roma nell’autunno del 1301, facendo parte dell’ambasciata fiorentina presso il pontefice.

Il primo Giubileo si concluse il 25 dicembre del 1300 ma, alla luce del fatto che molti pellegrini non erano riusciti ad ottemperare adeguatamente alle previste condizioni dell’indulgenza, venne prorogato fino alla successiva Domenica di Pasqua. E così, nel giorno della resurrezione di Cristo, si concludeva un Giubileo, il primo della storia, nato dalla spinta del popolo di Dio e dal suo Sensus Fidei.

 

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