Si è svolto questa mattina nella sede della Conferenza episcopale campana (Cec) a Pompei il convegno “Superare i campi rom? Si può fare”, organizzato dall’Associazione 21 luglio in collaborazione con la Regione Campania, la Prefettura di Napoli e la Cec.
Nel corso del convegno che ha visto tra i relatori il prefetto di Napoli Michele Di Bari, l’assessore regionale Mario Morcone e il vescovo delegato regionale per la Pastorale dei migranti Giuseppe Mazzafaro, è stata presa in esame la grave condizione in cui versano le circa 3.000 persone rom in emergenza abitativa presenti negli insediamenti formali e informali nell’area metropolitana di Napoli.
Secondo i dati del rapporto “Figli dell’abbandono” redatto da Associazione 21 luglio, l’area metropolitana di Napoli, su scala nazionale, è quella nella quale si registrano le maggiori problematiche legate alla cosiddetta “questione rom” a causa di un’elevata concentrazione di insediamenti monoetnici, di condizioni di vita particolarmente lesive dei diritti umani e della difficoltà da parte delle Amministrazioni ccomunali di pianificare politiche di superamento così come avviene in altre città italiane.
I rappresentanti istituzionali delle città di Asti, Collegno e Roma hanno illustrato le politiche di superamento realizzate con successo all’interno dei loro territori e ispirate al modello Ma.rea, una prassi innovativa che l’Associazione 21 luglio sta disseminando sul territorio nazionale. Secondo i relatori del convegno è auspicabile, al fine di rimuovere una condizione di immobilismo istituzionale, praticare il modello Ma.Rea. anche sul territorio campano, avviando un processo partecipativo che veda coinvolte le comunità rom presenti negli 8 insediamenti formali dell’area metropolitana di Napoli, dove vivono circa 1.700 persone.
Secondo Carlo Stasolla, presidente dell’Associazione 21 luglio, “a partire dall’insediamento di via Carrafiello, di Giugliano in Campania, il “campo rom” dove si scontano le peggiori condiziono di vita e dove i diritti dell’infanzia risultano drammaticamente violati, è possibile applicare il modello Ma.rea per avviare finalmente un processo concreto e sostenibile di superamento definitivo. Occorre per questo massima determinazione e volontà politica considerato che ingenti risorse economiche sono già impegnate e disponibili per percorsi di inclusione sociale”.
Per Di Bari, “siamo sulla buona strada, ma le difficoltà sono tante. Non dobbiamo rassegnarci, dobbiamo creare condizioni forti, percorrere strade mai percorse. Abbiamo un’idea di fondo che ci unisce, cioè l’umanità. Abbiamo la possibilità di unirci attraverso l’umanità”.
“Nella complessità di situazioni che sembrano ingessate, crediamo che tutto possa cambiare, soprattutto quando ci si ritrova insieme mettendo al centro il problema. Insieme si diventa una forza capace di smuovere situazioni cristallizzate e che sembravano non modificabili. È il principio della rete: il segreto è unire le forze. Il problema dei ‘campi’ non si risolve dalla sera alla mattina, ma è un cammino. Il problema non è avviare i processi, ma accompagnarli”, ha concluso mons. Mazzafaro.
Fasi e azioni del modello Ma.rea sono scaricabili dal sito www.ilpaesedeicampi.it.