Nonostante la mutata situazione in Siria, è del tutto prematuro parlare ora di deportazioni, come suggerito o richiesto dal ministero degli Interni e da altre forze politiche in Austria. Lo hanno sottolineato in un comunicato congiunto Caritas e Diakonie. Il capo degli aiuti esteri della Caritas, Andreas Knapp, ha dichiarato: “Finché continuano i combattimenti e la situazione umanitaria e di sicurezza nel Paese è così instabile, la Siria non sarà ancora un Paese sicuro in cui tornare. Un ritorno in una regione completamente distrutta non è possibile per gli operatori umanitari”. Inoltre, molti rifugiati siriani “sono ben integrati in Austria e si sono costruiti una vita. Vivono e lavorano in Austria da molti anni, quindi l’espulsione, indipendentemente dalla situazione in Siria, costituirebbe una violazione dei diritti umani”. Anche Diakonie è sulla stessa linea: per le procedure di revoca dell’asilo valgono condizioni chiare, spiega l’organizzazione umanitaria protestante: il Paese di origine deve essere permanentemente sicuro e un ritorno con dignità deve essere possibile. “È ancora impossibile valutare tutto questo dalla prospettiva odierna e ci vorrà ancora del tempo per monitorare gli ulteriori sviluppi in Siria”.