C’è una “diapositiva” che il presidente nazionale del Rinnovamento nello Spirito Santo, Giuseppe Contaldo, inquadra a caldo per fissare le emozioni della recentissima missione compiuta per conto del Movimento a Lampedusa, il 22 e il 23 novembre, e che si concentra sulla Porta d’Europa, l’opera monumento realizzata nel 2008 dall’artista Domenico Paladino per onorare la memoria dei migranti deceduti e dispersi in mare nel tentativo di afferrare uno spiraglio salvezza. “Da questa porta si entra con la speranza di trovare una vita migliore nel nostro Paese, ma, al tempo stesso, nel cuore di chi arriva, resta l’attesa di poter varcare nuovamente, un giorno, la porta della propria casa, della terra d’origine”.
Contaldo misura le parole con cui si dipana questo racconto con accurata delicatezza, perché altrettanto grande è stata la consapevolezza del bene comune, dell’altruismo e della fratellanza sperimentati in questo viaggio breve ma intenso. “Il primo pensiero da condividere su questa esperienza – spiega – è racchiuso negli sguardi dei giovani e giovanissimi stranieri che ho avuto modo di incontrare: sguardi fatti di sogni e sacrifici, di lotta per la sopravvivenza alla ricerca di un futuro più degno. Poi, la straordinaria accoglienza e il senso di autentica comunione testimoniato dal nostro Gruppo ‘Nostra Signora di Porto Salvo’: sono i nostri fratelli e sorelle, infatti, a sostenere insieme alle altre realtà di cooperazione presenti, con una macchina organizzativa incredibile, l’ospitalità, fornendo sia sostegno materiale che spirituale”.
Nell’isola sbarcano uomini e donne che hanno subìto violenze durante la traversata e ne portano i segni, insieme ai piccoli appena nati: per tutti, non manca il supporto concreto, dal vestiario al pasto caldo, ma, soprattutto, l’affetto fraterno di chi è alla ricerca di un nuovo domani. Prosegue poi il presidente del Rinnovamento: “Mi ha colpito, di questi ragazzi, la voglia di potersi comunque realizzare per costruirsi un avvenire: sono generazioni che si nutrono di fiducia, di tenacia, che si battono per veder tutelati i principi di libertà e di dignità, e il loro esempio rappresenta un motivo di profonda riflessione per noi occidentali”.
Nella due giorni si è svolto anche l’incontro con l’ispettore capo del Centro di prima accoglienza assieme alle rispettive Forze dell’Ordine (Esercito, Polizia, Carabinieri e Guardia di Finanza), alla Croce rossa e a tutti i volontari insieme al parroco, don Carmelo Rizzo, per un momento di confronto e di dialogo sull’operato svolto. Quindi, l’esortazione sulla Lettera ai Romani (12,5-13), la celebrazione eucaristica e il Roveto ardente nella parrocchia San Gerlando: lì, il Cristo sofferente che sovrasta l’altare poggia su una croce di legno ottenuta dai remi dei barconi recuperati dal mare che purtroppo non sono riusciti ad arrivare a destinazione, con i colori oro e azzurro a simboleggiare, da una parte, la tragedia di chi fugge da guerre e miserie e, dall’altra, l’attesa verso orizzonti nuovi.
È la gratitudine il sentimento che più risuona nei ricordi di Giuseppe Contaldo, che ringrazia ogni istituzione impegnata “in trincea” per far fronte alle continue emergenze dei flussi migratori: solo pochi giorni fa, infatti, nonostante il clima invernale, sono scesi a terra un centinaio di migranti. Immediata, ogni volta, la risposta sincronica e virtuosa da parte della comunità parrocchiale e dal Gruppo del RnS. “Oltre a quella del volontariato, c’è l’attività costante di professionisti che, nel garantire misure di sicurezza, si adoperano con instancabile dedizione, in un’ottica solidale a 360°, toccando le sofferenze dell’uomo senza distinzioni di ceto, di sesso, di religione. Quotidianamente, questi operatori vedono e si misurano con un’umanità ferita prestando, dopo lo screening iniziale di prassi, un servizio continuo nell’assistenza medica e nell’ausilio psicologico, specialmente a donne (che, per ragioni culturali, si esprimono sono in presenza di altre donne) e bambini: di fronte a questi drammi ci si sente davvero impotenti”.
La dimensione della reciprocità, però, vince su ogni scoraggiamento, perché ciascuno di questi soggetti si mette a servizio, assecondando docilmente una carità priva di confini e ricevendo, dai migranti stessi, abbracci riconoscenti. “Quando il Papa ci richiama a farci prossimi verso chi ha bisogno – conclude Contaldo -, quando mettiamo in pratica quel passo del Vangelo ‘In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me’ (Mt 25,40), allora possiamo dirci cristiani e dare vera sostanza al Giubileo che sta per iniziare”. La vicinanza solidale del Rinnovamento mira inoltre a crescere, a creare “varchi” speranzosi sempre più attivi e ad occuparsi della povertà educativa con approccio progettuale, generando nei giovani lampedusani in primis percorsi di assistenza. Una prospettiva assolutamente in linea con il focus emerso dalla XIX edizione del Rapporto Italiani nel Mondo della Fondazione Migrantes (Tau editrice), curato da Delfina Licata e presentato a Roma. Citata nel documento c’è un’immagine del poeta Franco Arminio: è la “comunità ruscello”, dinamica e impensata, che “apre la porta” all’interculturalità e si contrappone alla “comunità pozzanghera”. Un’inclusività su cui anche il Rinnovamento nello Spirito Santo continua a scommettere con fede e convinzione.