Delle oltre 463mila persone in povertà sanitaria che quest’anno hanno chiesto aiuto al Banco farmaceutico, il 54% è costituito da uomini – contro il 46% delle donne – , e da adulti (18-64 anni, pari al 58%). Significativa la quota di minori, che sono 102mila (pari al 22%), più degli anziani che corrispondono al 19% (88mila unità). Sostanzialmente identica è la quota dei cittadini italiani (49%, pari a 225.594 unità) e di quelli stranieri (51%, pari a 237.583 unità). Considerando le condizioni di salute, i malati acuti (65%) superano in misura consistente i malati cronici (35%). Sono i dati diffusi questa mattina a Roma dal Banco farmaceutico, in occasione della presentazione, alla Camera dei deputati, del libro “Tra le crepe dell’universalismo – Disuguaglianze di salute, povertà sanitaria e Terzo settore in Italia” (ed. il Mulino), curato dall’Osservatorio sulla povertà sanitaria, organo scientifico del Banco.
Le difficoltà, sottolinea il Banco, riguardano anche le famiglie non povere. I dati più recenti di Istat rilevano che, complessivamente, 4 milioni 422 mila famiglie (16,8% del totale, pari a circa 9 milioni 835 mila persone) hanno cercato di limitare la spesa per visite mediche e accertamenti periodici di carattere preventivo. “Tra queste – è stato spiegato -, 678 mila famiglie sono in condizioni di povertà assoluta (31% del totale, composte da circa 1 milione 765 mila persone), mentre 3 milioni 744 mila sono famiglie non povere. Il contenimento della spesa sanitaria si persegue limitando il numero di visite e accertamenti, oppure rinviando e rinunciando a una parte delle cure necessarie. La strada della rinuncia è seguita, complessivamente, da ben 3 milioni 369 mila famiglie. Ha rinunciato almeno una volta il 24,5% delle famiglie povere, contro il 12,8% di quelle non povere. Significa che 536 mila famiglie indigenti sono particolarmente esposte al rischio di compromettere o peggiorare la propria salute”.