Funerali Adele Corradi: mons. Gambelli (Firenze), “educava alla Beatitudine”

“La Scuola di Barbiana è stata non solo un luogo in cui i poveri venivano accolti, ma dove si insegnava loro che la Beatitudine dell’insegnamento, della conoscenza, della cultura, li metteva in condizione di capire perché lo erano, e di conseguenza che ciò che sapevano poteva renderli davvero liberi”. Lo ha sottolineato questa mattina l’arcivescovo di Firenze, mons. Gherardo Gambelli, durante il funerale di Adele Corradi, l’insegnante a fianco di don Lorenzo Milani a Barbiana, che ha presieduto nella chiesa di San Salvatore al Monte.
Nell’omelia, il presule ha spiegato che “è Dio stesso che ci educa nelle condizioni per cui siamo poveri, piegati su noi stessi come ci dice l’etimologia della parola biblica per indicarli, anawim. E non perché Dio voglia lasciarci in questa condizione di limitazione e infelicità: san Paolo lo dice chiaramente, ‘quando sono debole è allora che sono forte’”. La rinuncia alla forza umana per scegliere la vera forza dell’amore è la via per uscire dalle condizioni negative dell’esistenza, l’Esodo verso la terra di benessere che è parte integrante della promessa divina”. “Don Lorenzo – ha osservato l’arcivescovo – lo aveva capito e con la sua vita ha espresso la beatitudine del riscatto di chi viene ignorato, resta indietro, soffre la marginalità. Per i cristiani la povertà è un contesto teologico, serve a dire Dio in pienezza”. “Per questo – ha proseguito – Barbiana non è solo dove si studiava: ma è diventato un evento da studiare, un dono di Grazia, e quindi di intelligenza, per la Chiesa e per il mondo”.
Gambelli ha ricordato che “Adele Corradi arriva a Barbiana da un altro mondo, quello di un privilegio sociale non diverso da quello del Priore. Ma la farà diventare il suo mondo, a cui è stata legata per tutto il resto della sua vita. Il suo contributo alla Scuola è stato soprattutto la sua umanità, la premura, l’attenzione. In particolare il metodo della scrittura collettiva l’ha vista partecipare alle grandi prospettive degli ultimi anni di Barbiana, quelli della malattia e del percorso verso la morte di don Lorenzo. Gli anni della Lettera ai giudici, il carteggio raccolto ne ‘L’obbedienza non è più una virtù’, della ‘Lettera a una professoressa’”. “Ma – ha aggiunto – ha continuato a vivere la scuola nel resto dei suoi anni. Non solo come insegnante alle scuole statali, ma rimanendo un punto di riferimento a tutte e tutti coloro che hanno studiato questa esperienza meravigliosa, che, come si scrive alla classe del maestro Mario Lodi, ‘ci difende’ di fronte a questa realtà così dura, così ostile. Chi l’ha conosciuta personalmente ha molti motivi di riconoscenza nei suoi confronti. Per le memorie che ha raccolto nel suo libro ‘Non so se don Lorenzo’, per la sua intelligenza vivace e acuta, che, al pari del Priore la rendevano una persona divertente, nel modo più bello con cui si può intendere l’aggettivo”. Dopo aver ricordato che don Milani la definiva “la persona più divertente che abbia mai conosciuto”., mons. Gambelli ha parlato di “una scuola in cui, per alcuni anni, hanno condiviso l’insegnamento, e che ci dimentichiamo sempre di definire come una scuola in cui si andava volentieri, nonostante le difficoltà per farlo, una scuola condotta da una comunità educante, con persone come Eda Pelagatti, che ha anche lei insegnato con semplicità, ai ragazzi e le ragazze lezioni di vita essenziali, una scuola che educava alla gioia. Perché educava alla Beatitudine”. L’arcivescovo ha concluso con “un ultimo pensiero: forse non a caso salutiamo Adele nel giorno della giornata internazionale contro la violenza sulle donne. Perché cessi questo orrore, sappiamo bene che si deve concretamente porre in atto questo grande dono dell’educazione e dell’intelligenza, in specie quella femminile, e non consentire ad alcuno di disprezzarla, sminuirla o spengerla”.

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