Papa Francesco: a Rota Romana, “va evitata una giustizia fredda, senza misericordia”

“Voi siete chiamati ad amare la giustizia, la carità e la verità, e a impegnarvi quotidianamente per attuarle nel vostro lavoro come canonisti e in tutti i compiti che svolgete al servizio dei fedeli”. Lo ha detto, questa mattina, Papa Francesco ricevendo in udienza, nel Palazzo Apostolico Vaticano, i partecipanti al corso di formazione promosso dal Tribunale della Rota Romana sul tema “Ministerium Iustitiae et Caritatis in Veritate”. “Una carità senza giustizia non è carità. La giustizia è virtù cardinale importantissima, che porta a dare a ciascuno il suo diritto. E questa virtù va vissuta certamente anche all’interno della Chiesa: lo esigono i diritti dei fedeli e i diritti della Chiesa stessa. Tuttavia, in nessuna comunità umana, e tanto meno nella Chiesa, basta rispettare i diritti: occorre andare oltre i diritti, con lo slancio della carità, cercando il bene dell’altro mediante la donazione generosa della propria esistenza. Bisogna vivere il servizio dell’amore”. Il Papa ha poi ribadito che “le persone vanno trattate non solo secondo giustizia, il che è imprescindibile, ma anche e soprattutto con carità”. “Non dimenticate mai che chi si accosta a voi chiedendovi di esercitare il vostro ufficio ecclesiale deve incontrare sempre il volto della nostra Madre, la Chiesa santa, che ama con tenerezza tutti i suoi figli. Va così evitata una giustizia fredda che sia meramente distributiva senza spingersi al di là, cioè senza misericordia”. Ponendo, infine, il caso non concreto delle norme attuali sui processi matrimoniali, Francesco ha evidenziato che “la carità non dissolve la giustizia, non relativizza i diritti. In nome dell’amore non si può tralasciare ciò che è dovere di giustizia”. “E’ come se, nella doverosa ricerca della prossimità e della celerità, esse (le norme, ndr) implicassero un affievolimento delle esigenze della giustizia. Da parte sua, la misericordia non cancella la giustizia, al contrario spinge a viverla più delicatamente come frutto della compassione dinanzi alle sofferenze del prossimo”.

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