Prevenire la dispersione scolastica offrendo nuove opportunità formative e soluzioni concrete per contrastare la povertà educativa e rendere la scuola più inclusiva. È questa la sfida su cui Oxfam ha deciso di lavorare con il progetto “Give me five”, in alcuni dei quartieri più difficili di 5 città, attraversati da differenti livelli di povertà e disagio sociale, dove tanti ragazzi sono a rischio di abbandonare prima gli studi o completarli con competenze di base insufficienti, andando incontro ad un vero e proprio “fallimento formativo”. Un intenso lavoro che, in sinergia con molti partner, sarà realizzato nei prossimi mesi, al fianco di oltre 800 studenti e decine di docenti di 9 scuole a Roma, Napoli, Ragusa, Arezzo e Padova; in collaborazione con Indire e con il sostegno dell’Istituto buddista Soka Gakkai. In Italia ancora oggi oltre 4 studenti su 10 non raggiungono competenze di base adeguate in italiano e matematica e più di 1 su 10 abbandona gli studi. Oltre il 70% dei ragazzi seguiti da Oxfam sotto i 19 anni non frequenta mai una biblioteca e il 16,8% non ha nemmeno la possibilità di assistere a spettacoli o eventi culturali. Centrale in questa direzione sarà il lavoro che verrà realizzato – in tutti e 5 i territori coinvolti nel progetto – per lo sviluppo dei Patti educativi di comunità, ossia lo strumento introdotto dal Ministero dell’Istruzione, per affrontare le emergenze e le carenze del mondo scuola, mettendo in rete e responsabilizzando i soggetti pubblici e del terzo settore.
A Napoli – dove la percentuale degli studenti che non raggiunge competenze di base al termine delle superiori in italiano, matematica e inglese (oltre il 60%) è ben al di sopra della media nazionale e il tasso di abbandono è pari al 16% – il progetto interviene in partenariato con la Cooperativa Orsa Maggiore e le scuole Pirandello-Svevo e Scherillo per sostenere le carriere scolastiche di ragazzi e ragazze di Soccavo e Pianura, due quartieri caratterizzati da una forte mancanza di spazi di aggregazione e socializzazione.
A Roma – dove i ragazzi che restano indietro con gli studi alle superiori supera il 12% – le attività di concentreranno invece nel quartiere Prenestino-Labicano, assieme alla Casa dei diritti sociali e in aiuto dei ragazzi degli Istituti comprensivi Venezia-Giulia e Via Anagni. Qui, in un contesto dov’è molto rilevante la presenza di famiglie straniere, si sta intervenendo in particolare per l’integrazione a scuola degli alunni di origine rom e sinti residenti nel campo di Villa Gordiani, grazie alla collaborazione attivata con i servizi sociali e il comitato della Croce Rossa di Roma Capitale.
A Ragusa, Oxfam lavora con la Fondazione San Giovanni Battista al fianco dei ragazzi dell’Istituto Comprensivo Vann’Antò – per l’inserimento degli studenti stranieri e per fronteggiare un tasso di abbandono scolastico pari al 17,1%. Un dato che si aggiunge ad un preoccupante fenomeno di “dispersione implicita”, che coinvolge molti studenti, che accumulano lacune fin dalle scuole primarie. Il 27,9% degli alunni di terza media nel ragusano, infatti, presenta gravi difficoltà in italiano, matematica e inglese, contro una media nazionale del 14,4%.
In provincia di Arezzo, dove il tasso di ritardo scolastico dei ragazzi alle scuole superiori è del 15,3% (rispetto al 18,3% della Toscana), l’intervento si concentra nel comune di Bibbiena in Casentino, nell’Istituto comprensivo Dovizi e l’istituto superiore E. Fermi. Qui è stato appena siglato un nuovo Patto Educativo Territoriale con i Comuni della Comunità montana del Casentino e le associazioni del territorio.
A Padova infine Give me five, in sinergia con la cooperativa Gea e gli Istituti comprensivi “Donatello” e “Briosco”, interviene nel quartiere di Arcella, dove vivono molte famiglie straniere e dove il ritardo scolastico alle secondarie superiori supera il 17%. Qui nei prossimi mesi grazie alla creazione di una rete che coinvolge scuole, parrocchie, servizi sociali, enti del terzo settore e anche la polizia locale, l’obiettivo sarà individuare le principali emergenze o situazioni di disagio del quartiere per prevenire l’abbandono degli studi.