È “importante che le nostre istituzioni sanitarie coltivino un nesso costante con la comunità cristiana. Esse del resto ritrovano proprio in questa comunità le loro radici. Ma è altrettanto importante che anche le nostre Chiese sentano questi enti come realtà espressive della carità cristiana. I fedeli le devono sentire come ‘proprie’ queste opere, perfettamente integrate nella missione ecclesiale di portare al mondo l’annuncio del Vangelo. Per questo la Chiesa non potrà mai rinunciare a proporre presenze significative nel sistema salute del Paese”. Lo ha affermato questa mattina padre Virginio Bebber, presidente dell’Aris, nella relazione pronunciata durante la assemblea nazionale che si svolge a Roma.
“Continuiamo pure a puntare sulla competenza, sulla professionalità, sulla formazione, sull’aggiornamento costante, sull’impegno nel servizio, sulla motivazione del personale… ma – ha ammonito il religioso – se viene a mancare quel valore aggiunto che si chiama consapevolezza dei nostri saldi valori evangelici difficilmente riusciremo a presentarci come una eccellente rete alternativa di assistenza all’uomo malato”. “È giunto il momento – ha proseguito – di chiederci quanto crediamo noi stessi a questa ‘nostra identità’ e quanto siamo disposti a fare per difenderla senza continuare a sacrificarla sull’altare dell’autoreferenzialità”. “Siamo realmente animati da valori condivisi, quelli che abbiamo ereditato dai nostri fondatori e fondatrici e che, in origine, hanno costituito l’anima delle nostre strutture? Vogliamo veramente fare rete, rinunciando magari a interessi di parte per favorire il bene comune? E anziché continuare a puntare su rivendicazioni varie non sarebbe forse il caso di rimboccarci le maniche e intraprendere strade nuove?”, ha domandato p. Bebber, garantendo che “l’Associazione ha tutte le buone intenzioni necessarie per affrontare la via del rinnovamento. Ma, come insegna il detto popolare, con le sole buone intenzioni non si va da nessuna parte; quindi rimbocchiamoci le maniche e andiamo avanti”. “Per questo motivo – ha spiegato – abbiamo deciso avviare un nuovo percorso che proceda lungo quattro direttrici”. Sono: “Continuare a difendere la scelta di costituirsi non profit”; “Puntare ad una managerialità rigorosa ma al contempo generosa”; “Corresponsabilità”; “Accrescere il senso di appartenenza”.
Rivolgendosi infine ai superiori e alle superiore maggiori presenti, il presidente ha concluso affermando che “da loro ci aspettiamo sempre vicinanza, indicazioni, Ma soprattutto ci attendiamo aiuto e comprensione nella consapevolezza che la nostra è anche, e prima di tutto, la loro missione. Una cosa è certa: noi ci siamo e vogliamo esserci, anche se c’è chi vorrebbe che non ci fossimo”.