“Anche allora, come oggi, l’Aris reclamava una riforma strutturale del sistema, capace soprattutto di riqualificare la spesa sociale ed armonizzare – come chiedeva a suo tempo il cardinale Martini – in modo nuovo, con efficienza e solidarietà, mercato e Stato, pubblico e privato. Ne abbiamo passate tante, ma neppure la tragica esperienza vissuta di recente – gli anni del Covid –, sembra averci insegnato qualche cosa”. Lo ha ricordato questa mattina padre Virginio Bebber, presidente dell’Aris, nella relazione pronunciata durante la assemblea nazionale che si svolge a Roma.
“Ma noi – ha rivendicato il sacerdote – abbiamo resistito perché abbiamo avuto la forza e la capacità di conciliare carità e managerialità, sostenibilità e solidarietà, responsabilità e autonomia impreziosita dalla scelta di operare come strutture non profit. Essere non profit non vuol dire legittimare perdite, alibi talvolta per sprecare, e neppure giustificare gestioni inefficienti. Essere non profit vuol dire reinvestire all’interno dell’istituzione gli avanzi conseguiti come fattore essenziale di investimento, sviluppo e di aggiornamento. Investimenti in tecnologie ed infrastrutture, ma anche nella qualità e nella responsabilizzazione (anche carismatica e valoriale) del personale”. “E l’Aris – ha assicurato il presidente – è fortemente animata dalla voglia di continuare su questa strada, costantemente impegnata a sostenere e far crescere la consapevolezza del non profit sanitario, cioè la coscienza di rappresentare una ricchezza di disponibilità, di risorse materiali e spirituali, insostituibili”. “In questa logica, come associazione di Istituti religiosi socio-sanitari – ha spiegato – ci si siamo sempre schierati, e continueremo dunque a schierarsi, a difesa di un sistema a copertura universalistica del diritto alla salute, oggi messo in discussione sia dal perdurare della crisi economico-finanziaria sia dagli interessi di fortissimi gruppi economici che sostengono l’esigenza ineludibile del ricorso alla previdenza integrativa e sostitutiva, con il superamento dell’attuale sistema sanitario”. “Una presenza, la nostra, dimostratasi negli anni irrinunciabile per il sistema sanitario del Paese”, ha ammonito p. Bebber: “È questa la nostra sfida. La nostra ‘scelta di esserci’”.