“Nonostante più di 200 bambini siano stati uccisi in Libano in meno di due mesi, è emerso un quadro sconcertante: la loro morte si scontra con l’inerzia di chi è in grado di fermare questa violenza. Negli ultimi due mesi, in media ogni giorno, più di 3 bambini sono stati uccisi in Libano e molti altri sono stati feriti e traumatizzati”. Sono i dati diffusi oggi da James Elder, portavoce Unicef: “Per i bambini del Libano, è diventata una silenziosa normalizzazione dell’orrore”. “Dobbiamo sperare che l’umanità non assista mai più al livello di massacro dei bambini a Gaza, anche se ci sono analogie agghiaccianti per i bambini in Libano”, sottolinea Elder, ricordando “le centinaia di migliaia di bambini rimasti senza casa in Libano”, “gli attacchi sproporzionati, molti dei quali colpiscono spesso infrastrutture su cui i bambini fanno affidamento. Le strutture mediche vengono attaccate e gli operatori sanitari vengono uccisi a una velocità crescente. Al 15 novembre, più di 200 operatori sanitari sono stati uccisi e 300 feriti, secondo il Ministero della Salute Pubblica del Libano”. “Nonostante gli sforzi di inizio di novembre di aprire alcune scuole per i bambini in Libano, visti i diffusi attacchi nel weekend, tutte restano ancora chiuse – dice -. La quarta agghiacciante somiglianza con Gaza: il grave impatto psicologico sui bambini. I segni allarmanti di turbolenza emotiva stanno diventando sempre più evidenti; E il parallelo più preoccupante con Gaza: l’escalation di bambini uccisi non suscita alcuna risposta significativa da parte di chi ha influenza”.
In risposta alla crisi umanitaria l’Unicef ha fornito decine di migliaia di coperte, sacchi a pelo, materassi, kit igienici, pasti, centinaia di docce e servizi igienici. Hanno sostenuto la riapertura di scuole pubbliche, squadre sanitarie mobili che raggiungono i bambini. Stanno fornendo supporto psicosociale ai bambini e tonnellate di forniture mediche. 450.000 persone hanno nuovamente accesso ad acqua sicura. Tutto questo, nonostante l’ultimo appello dell’Unicef sia finanziato per meno del 20%. “In Libano, proprio come a Gaza, l’intollerabile si sta trasformando silenziosamente in accettabile. E l’orribile sta diventando qualcosa di prevedibile”, conclude.