Il report sugli italiani e i vaccini di EngageMinds Hub, Consumer, Food & Health Engagement Research Center, Centro di ricerca in psicologia dei consumi e della salute dell’Università Cattolica, campus di Cremona, che fotografa i comportamenti degli italiani verso i vaccini, offre anche alcuni dati sulla conoscenza e percezione degli italiani sul vaiolo delle scimmie (o Mpox) e la Dengue, forme virali che stanno destando preoccupazione da parte delle autorità sanitarie internazionali.
Scendendo nel dettaglio dei dati rispetto al vaiolo delle scimmie, “quasi 9 italiani su 10 (87%) ne hanno sentito parlare. Il 44% pensa che la malattia sia grave e potenzialmente pericolosa per la salute, il 19% si sente preoccupato per una sua possibile diffusione nei prossimi anni e il 47% per il rischio di contrarla”. Inoltre, “il 47% degli italiani è intenzionato a vaccinarsi contro il vaiolo delle scimmie: di questi il 50% sono uomini, il 59% ha tra i 18 e 34 anni, il 52% è laureato, il 52% si orienta politicamente a sinistra e il 53% al centro. Tra gli intenzionati a vaccinarsi troviamo anche coloro che considerano utili i vaccini (49%), che li percepiscono come un atto di responsabilità sociale (58%) e che sono preoccupati di contrarre la malattia (70%) o si sentono a rischio di contagio (86%)”.
Per quanto riguarda invece la Dengue “poco più di 6 italiani su 10 (66%) ne ha sentito parlare. In particolare, il 53% degli italiani ritiene che la febbre Dengue possa essere pericolosa per la propria salute; il 18% pensa di essere a rischio di contrarre la malattia e il 32% si sente preoccupato di una sua possibile diffusione nei prossimi anni soprattutto a causa dei cambiamenti climatici. Tra coloro che sono più propensi a vaccinarsi contro la Dengue troviamo gli uomini (56%), tra i 18 e 34 anni (65%), laureati (61%) e che si orientano politicamente a sinistra (66%) o al centro (63%). Tra gli intenzionati a vaccinarsi troviamo anche coloro che ritengono che i vaccini siano utili (57%), che li percepiscono come un atto di responsabilità sociale (68%) e che sono preoccupati di contrarre la malattia (78%) o si sentono a rischio di contagio (81%)”.