“C’è tantissima stanchezza, soprattutto perché si sa che ci sono poche speranze. Quando qualche politico dall’estero afferma: ‘Farò di tutto per fermare la guerra’, l’esperienza ci dice che non è che sia così facile adempiere a queste promesse, perché la realtà è un po’ diversa”. È il nunzio apostolico di Kyiv, mons. Visvaldas Kulbokas, a delineare in un’intervista al Sir il clima che si respira in Ucraina a mille giorni dall’invasione russa dell’Ucraina su vasta scala che ricorrono esattamente oggi, martedì 19 novembre. “Quindi, la gente non si illude più di tanto. Anzi, io ritengo che persino la missione della Chiesa non è quella di rafforzare le illusioni, ma piuttosto di annunciare il Vangelo e ridare speranza alla popolazione perché c’è tanta disperazione. Quello che possiamo dire oggi alla gente è che nessuno può davvero garantire la sopravvivenza fisica, la sopravvivenza del Paese e neanche l’aiuto della comunità internazionale. Ma si può continuare a dire che il Signore Dio ci ama, ci ama tutti anche quando siamo dimenticati o abbandonati o soli o in difficoltà o uccisi. Questo messaggio di amore e speranza è il lavoro più importante della Chiesa e delle chiese”.
Il nunzio spiega cosa intendere per “pace giusta”. “La parola ‘giusta’ – dice – significa non una pace falsa, non una pace immaginaria, frutto cioè dell’immaginazione di qualcuno, ma una pace vera. Una pace ‘giusta’ significa anche che chi ha responsabilità, chi ha lanciato la guerra riconosca, in qualche modo, la propria colpevolezza perché il riconoscimento è un modo per fissare ufficialmente anche l’intenzione di non proseguire più in futuro con questo tipo di azioni. Una pace giusta è anche una pace non soltanto dichiarata sulla carta ma frutto di un cambiamento di mentalità. Una decisione sola non sarà sufficiente per generare pace, come non è sufficiente l’azione di un solo politico che si può incolpare. La pace, per essere vera, chiede a tutti un cambiamento di mentalità. Anche io sento questo dovere morale. Siamo chiamati ciascuno di fronte a Dio ad assumerci le nostre responsabilità: che cosa abbiamo fatto, che cosa non abbiamo fatto? La pace infine va proclamata come un bene molto più grande rispetto a tutte le considerazioni politiche o agli scopi militari. Al concetto di una pace giusta appartiene quindi anche questo annuncio e la Chiesa ha la missione di risvegliare le coscienze perché riflettano che la pace è una cosa voluta da Dio e di cui Dio nell’eternità renderà conto”.