“Le crisi e i fallimenti, anche se dolorosi, sono importanti, perché ci insegnano a dare a ogni cosa il giusto peso, a non attaccare il cuore alle realtà di questo mondo, perché esse passeranno: sono destinate a tramontare”. Lo ha spiegato il Papa, durante l’Angelus di oggi, in cui ha osservato che “in alcune circostanze della nostra vita, quando attraversiamo una crisi o sperimentiamo qualche fallimento, così pure quando vediamo attorno a noi il dolore causato dalle guerre, dalle violenze, dalle calamità naturali, abbiamo la sensazione che tutto vada verso la fine, e avvertiamo che anche le cose più belle passano”. Gesù, però, “ci parla di ciò che resta”: “Tutto passa, ma le sue parole non passeranno: rimangono in eterno. Ci invita così a fidarci del Vangelo, che contiene una promessa di salvezza e di eternità, e a non vivere più sotto l’angoscia della morte. Infatti, mentre tutto passa, Cristo resta. In lui un giorno ritroveremo le cose e le persone che sono passate e che ci hanno accompagnato nell’esistenza terrena”. “Alla luce di questa promessa di risurrezione, ogni realtà acquista un significato nuovo”, ha assicurato Francesco: “tutto muore e anche noi un giorno moriremo, ma non perderemo nulla di quanto abbiamo costruito e amato, perché la morte sarà l’inizio di una nuova vita”. “Anche nelle tribolazioni, nelle crisi, nei fallimenti il Vangelo ci invita a guardare alla vita e alla storia senza timore di perdere ciò che finisce, ma con gioia per ciò che resta”, ha concluso il Papa: “Dio prepara per noi un futuro di vita e di gioia. E allora chiediamoci: siamo attaccati alle cose della terra, che passano in fretta, o alle parole del Signore che restano e ci guidano verso l’eternità?”.