“Conversione comunitaria, conversione personale, conversione strutturale:” sono queste le tre direttive emerse nel percorso del Cammino sinodale, le “condizioni di possibilità per comunità più evangeliche e missionarie”. Lo ha detto mons. Erio Castellucci, vicepresidente della Cei e presidente del Comitato nazionale del Cammino sinodale, nella sua relazione di apertura della prima Assemblea sinodale delle Chiesa in Italia, in corso nella basilica di San Paolo fuori le mura fino al 18 novembre. “L’ampia gamma delle esperienze registrate in questo triennio mostra la praticabilità di questo metodo missionario, definito fin dal secondo anno del Cammino ‘missione nello stile della prossimità’; un metodo che è quello conciliare”, ha proseguito il vescovo, secondo il quale “la comunità cristiana si nutre di gesti quotidiani e spesso nascosti, che hanno a che vedere più con le relazioni che con l’organizzazione, più con l’ascolto e l’accoglienza che con gli eventi di massa. Una comunità cristiana – è emerso chiaramente nelle sintesi di questi anni – è tanto più fedele alla logica del Regno inaugurato da Gesù, quanto più è capace, come lui, di incontri non programmati, ascolto delle sofferenze e dei sogni, affiancamento a chi cerca un senso alla vita”. “La missione diventa cultura quando un’esperienza si presenta ragionevole e praticabile anche per gli altri”, la tesi di Castellucci, che si è soffermato sulla necessità di “lasciare sempre aperta a tutto il popolo di Dio, nell’ampiezza delle sue componenti, la possibilità di intervenire ed esercitare il senso di fede proprio dell’intera famiglia dei battezzati. La profezia sinodale non è appannaggio di singoli, ma caratteristica dell’intero popolo di Dio”. “Questa nostra Assemblea è già una prima esperienza di ricezione del Sinodo universale”, ha concluso il vicepresidente della Cei: “Ora tocca a noi, nei prossimi mesi, adattare e tradurre gli orientamenti sinodali nella nostra situazione, nelle Chiese locali e in alcune scelte della Chiesa italiana”.