Nella festività di S. Cecilia, patrona della musica, domani, venerdì 22 novembre, la comunità di S. Lorenzo fuori le mura di Aversa presenta il risultato del restauro del grande organo monumentale della basilica, memoria storica e liturgica nell’antica abbazia benedettina normanna, fondata intorno al 1050.
La basilica laurenziana dopo le soppressioni del 1807 è andata in declino, poi chiusa per un secolo, riaperta al culto pubblico il 21 marzo 1995 del vescovo Lorenzo Chiarinelli con i grandi restauri della Soprintendenza, mentre altri restauri sono stati fatti grazie anche ai fondi dell’8xmille della Chiesa cattolica italiana.
Dice il parroco della basilica di S. Lorenzo, mons. Ernesto Rascato, responsabile anche dell’Ufficio beni culturali della diocesi di Aversa, ideatore e curatore del restauro del grande organo laurenziano, attento promotore della valorizzazione dell’ingente patrimonio artistico della città normanna e della regione: “Molte opere sono state compiute in un trentennio; dopo la riapertura al culto, l’abbazia di San Lorenzo è diventato polo liturgico e culturale, arricchita dal melodioso concerto delle campane, benedette nel 2015, non poteva mancare un grande organo sinfonico adeguato al tempio benedettino e all’altezza della plurisecolare tradizione musicale aversana. L’organo maggiore si aggiunge al piccolo organo Tronci del 1875, unico tesoro di scuola pistoiese in Campania, installato a s. Lorenzo nel Giubileo del 2000”.
Il restauro del grande organo dell’abbazia di S. Lorenzo si inserisce nella tradizione musicale aversana, sulla scia degli illustri musicisti aversani – quali Niccolò Jommelli, Domenico Cimarosa, e Gaetano Andreozzi, Domenico Parmeggiani, Alfonso Ruta, Francesco Grammatico – e degli insigni maestri organari del territorio – come i fratelli Cimmino di Giugliano e il famoso Donato del Piano di Grumo Nevano, costruttore del grandioso Organo di S. Niccolò all’Arena a Catania, il più grande a trasmissione meccanica realizzato.
L’organo a canne di S. Lorenzo è stato fatto costruire e restaurato solo “ad maiorem Dei gloriam” e per accompagnare la solenne liturgia del popolo di Dio e per l’elevazione spirituale ed artistica dell’intera comunità ecclesiale.