Pace: il 10 dicembre di nuovo in piazza per la Dichiarazione universale dei diritti umani e l’Onu dei popoli

Nuova mobilitazione per la pace. Il 10 dicembre, Giornata internazionale per i diritti umani, le realtà associative, che avevano promosso la mobilitazione nazionale del 26 ottobre, torneranno di nuovo in piazza con lo slogan “Fermiamo le guerre, il tempo della pace è ora”. Cessate il fuoco, aiuti, diritto internazionale, fine dei “doppi standard” e Nazioni Unite di nuovo in grado di arbitrare e ricostruire la giustizia, indispensabile per la sicurezza. Sono questi – spiegano i promotori dell’iniziativa – i temi forti di un rinnovato “appello per mobilitare il Paese a difesa dell’articolo 11 della nostra Costituzione contro la politica, la cultura, l’economia di guerra. Scelte che invece sia il governo italiano sia l’Unione europea (ed altri Stati membri) hanno intrapreso e stanno imponendo, facendoci scivolare progressivamente verso il baratro di una guerra globale”.
“Uno dei punti centrali di questo impegno è la richiesta della riduzione delle spese militari”, dicono i promotori della manifestazione, “in particolare quelle previste per l’acquisizione di nuovi sistemi d’arma, ormai arrivate a livelli record in accettabili, in quanto sottraggono risorse ad investimenti più utili per la vita e la sicurezza di tutti. Tutte le nostre organizzazioni si impegnano dunque a sostenere la campagna “Ferma il riarmo”, che proprio il 10 dicembre si attiverà per un’iniziativa diretta nei confronti del Parlamento che sta per votare una Legge di Bilancio con una spesa militare complessiva per il 2025 di 32 miliardi di euro (ben 13 miliardi per nuove armi)”. La richiesta delle associazioni è “il sostegno per la seconda Giornata di mobilitazione nazionale per la pace del 10 dicembre 2024” promuovendo Consigli comunali aperti, presidi flash mob, sit-in, volantinaggi, raccolta firme o altre iniziative per chiedere il cessate il fuoco, la protezione delle vite umane, il rispetto del diritto internazionale, il taglio della spesa militare e l’adesione all’appello di “Fermiamo le guerre”.

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