Ieri pomeriggio, presso la Casa della carità e solidarietà “San Giuseppe” alle Muneghette a Venezia la presentazione e inaugurazione dei restauri e lavori di implementazione delle strutture caritative, in particolare delle nuove abitazioni per donne fragili e in difficoltà e un’area riservata alla formazione dei giovani. Nella stessa struttura è stato inaugurato un piccolo laboratorio per il confezionamento di ostie per la celebrazione dell’Eucarestia che coinvolgerà i diversamente abili.
L’inaugurazione della Casa della Carità ristrutturata e rinnovata è “un momento importante per la nostra Chiesa veneziana perché, con questi lavori, si mantiene la promessa fatta a Papa Francesco, lo scorso 28 aprile, durante la sua visita”, ha detto il Patriarca, mons. Francesco Moraglia spiegando che si tratta del dono, alla Chiesa e alla Città, di otto miniappartamenti che saranno dati in uso temporaneo – assieme agli spazi già disponibili a piazzale Roma (Casa San Giovanni XXIII) – per consentire un inserimento iniziale a quelle donne che, terminato un periodo di detenzione, tornano alla vita sociale e necessitano di un luogo dove abitare. Sarà così possibile “garantire un reinserimento nella vita sociale in attesa di un impiego lavorativo. Si vuole realizzare, in vista del Giubileo, un progetto similare nella zona di Campalto (Casa Monsignor Vianello) per detenuti uomini a fine pena o con i requisiti per usufruire dei permessi”. Mons. Moraglia ha voluto così ringraziare i collaboratori della Caritas veneziana che alle Muneghette, “rendono possibile questa presenza significativa nel centro storico di Venezia”. “Così, come avevamo promesso al Santo Padre, questa casa – ha detto ancira il Patriarca di Venezia – “è offerta a quelle persone che vivono situazioni difficili, di scarto ed emarginazione. Desidero sottolineare, in proposito, che sempre in quest’area troverà posto anche un laboratorio di produzione di ostie (per la celebrazione eucaristica) che darà lavoro ad alcune persone in difficoltà e in situazioni di precarietà”. Questa “Casa della Carità” ricorda che “la nostra società è fatta sì di successi e conquiste ma anche di tante sofferenze, squilibri e ingiustizie sociali. Questi spazi ci consentiranno di crescere, come Chiesa, in modo sempre più concreto, nell’opera di salvezza e liberazione che Cristo compie anche oggi in mezzo a noi”. Il presule ieri ha visitato anche i detenuti presso la Casa Circondariale maschile di Santa Maria Maggiore a Venezia, su iniziativa dello stesso Istituto carcerario, e ha presieduto un momento di preghiera in ricordo don Antonio Biancotto, compianto cappellano della pastorale dei detenuti e parroco veneziano, spentosi quest’anno. Con i detenuti, che durante il momento di preghiera hanno offerto le loro testimonianze, il Patriarca ha voluto ricordare con “gratitudine” il ministero di don Biancotto nella Casa Circondariale: “Con don Antonio ho spesso discusso su molte questioni, anche difficili, ma lui sapeva affrontarle con quella serenità e quello sguardo particolare che venivano dall’alto. Noi preti siamo dei privilegiati perché molte volte il Signore ci dona la possibilità di prendere per mano alcune persone e fare insieme dei cammini laboriosi e difficili. Questo camminare con gli altri nelle difficoltà è una grazia”. Il Patriarca ha poi benedetto e svelato una targa commemorativa a ricordo di don Biancotto nella sala-cappella della Casa Circondariale