È stato inaugurato oggi a Savona il nuovo albergo sociale Hayet, appartamento di proprietà del Comune, destinato all’emergenza abitativa e ispirato dall’opera di Hayet Maatoug, presidente dell’associazione “Gli Amici del Mediterraneo”. La Fondazione diocesana Comunità Servizi ne sarà il soggetto gestore nell’ambito del Patto di sussidiarietà, al quale collaborano diversi enti a favore di persone a rischio di esclusione sociale. Il progetto è il frutto di un partenariato costituito in associazione temporanea di scopo con la presenza del servizio pubblico e del terzo settore: oltre alla Fondazione anche la società cooperativa Solida, Arci Solidarietà, Arci Savona e Croce Rossa italiana. Accanto al partenariato opera una consolidata rete di riferimento che ha tra i principali protagonisti Acli, Coediss Società Cooperativa, Associazione Culturale Teatro 21 e Comunità di Sant’Egidio. L’albergo sociale (180 m² circa) dispone di dieci posti letto, suddivisi in quattro camere doppie e due singole, angoli cottura autonomi, bagni e lavanderia e vi potranno essere accolti fino a tre nuclei familiari e/o persone singole in condizione di tensione ed emergenza abitativa. L’accoglienza è orientata verso nuclei e/o singoli con una capacità reddituale residua o in generale con potenzialità e propensione all’autonomia e non può superare i 6-12 mesi dopo il raggiungimento di una serie di obiettivi che consentano di mettere le persone in una condizione di stabilità e semiautonomia. Il percorso è rivolto all’autonomia e prevede la piena adesione e partecipazione degli ospiti, che saranno accompagnati nel percorso di autonomia da operatori dedicati. Gli ospiti dovranno prendere visione delle norme di funzionamento dell’albergo e sottoscrivere un “accordo di convivenza”. “La problematica maggiore è proprio orientare e sostenere le persone nella ricerca di un alloggio, in questo periodo storico soprattutto gli stranieri”, ha detto Alberto Nizza, assistente sociale della Fondazione Comunità Servizi. “Abbiamo – ha aggiunto – già un primo caso di un nucleo familiare composto da una mamma e due ragazzi di nove e tredici anni”. Marco Giana della Fondazione diocesana Comunità Servizi ha definito l’appartamento come “un ‘attrezzo’ in più nella nostra ‘cassetta’, uno stimolo in più perché la ‘cassetta degli attrezzi’ è sempre vuota. Il tetto è un diritto assoluto per le persone e uno sprono, perché il problema dell’emergenza abitativa non è risolto e ci riguarda da vicino”. I familiari di Hayet Maatoug hanno ringraziato dell’intitolazione, anche in virtù del significato del nome della donna, ossia “vita”.