Conoscere, prevenire e contrastare. Sono i tre verbi che il vescovo di Prato, mons. Giovanni Nerbini, ha indicato alla comunità ecclesiale per affrontare in modo unitario e consapevole il dramma dello sfruttamento lavorativo che vede operai costretti a lavorare dodici ore al giorno, sette giorni su sette, spesso a nero o con contratti inadeguati. Dopo le aggressioni a operai e sindacalisti, che hanno messo in luce ancora una volta la presenza di un sistema illegale sul territorio pratese, il vescovo e l’Ufficio diocesano di pastorale sociale e del lavoro hanno deciso di convocare le realtà del mondo cattolico che condividono l’impegno per la dottrina sociale della Chiesa. L’iniziativa si è svolta ieri pomeriggio nel Palazzo vescovile, riferisce un comunicato appena diffuso.
“Sappiamo, ed è sotto gli occhi di tutti, che nel territorio pratese si verificano episodi di sfruttamento e violenza nei confronti di chi chiede di poter esercitare i propri diritti – afferma mons. Nerbini –, oltre alla solidarietà e alla manifestazione di sdegno per quanto è successo, occorre passare dalle parole ai fatti”.
L’incontro di ieri è servito per aprire una strada e stabilire alcuni punti condivisi su come impostare un percorso che coinvolga l’intera comunità pratese. L’idea è creare un gruppo di studio che possa offrire un quadro di riferimento, utile per mettere in campo azioni concrete. Per mons. Nerbini, “nostro impegno più grande e certamente più difficile è quello sull’integrazione. Conoscere la lingua è fondamentale, così come le regole e la legislazione sul lavoro. Creiamo una rete di contrasto ai fenomeni malavitosi che si fanno scudo di silenzio e collusioni”. Il gruppo di lavoro, coordinato da Fulvio Barni, direttore Pastorale sociale, ha ribadito la necessità di controlli da parte delle forze dell’ordine e degli ispettori del lavoro, ma è importante “promuovere la comprensione della dignità del lavoro, il valore di ogni persona. La Chiesa – dice Barni – è una realtà capace di impegnarsi in questo percorso, attraverso la rete delle parrocchie, dei centri di ascolto Caritas, delle associazioni di volontariato”. Proposto il coinvolgimento dei giovani, in particolare degli studenti.
L’incontro è stato convocato nell’anniversario della visita di Papa Francesco a Prato, il 10 novembre 2015. Dal pulpito di Donatello il Santo Padre chiese di stabilire patti di prossimità per contrastare il cancro della corruzione e dell’illegalità. Quel giorno decise di incontrare il mondo del lavoro perché scosso dalla terribile morte di sette operai cinesi, vittime due anni prima di un incendio scoppiato all’interno della fabbrica dove vivevano e lavoravano. “Questo non è lavoro degno!”, disse con forza. Un monito che dette avvio a una serie di incontri, chiamati #farepatti, un cammino per immaginare insieme un’altra città possibile.