A cura di Luigi Nardella, con la presentazione dell’arcivescovo di Foggia-Bovino, mons. Giorgio Ferretti, è stato pubblicato il volume “Un vescovo nel suo presbiterio”, in cui sono raccolti documenti e testimonianze sull’opera svolta dal venerabile mons. Fortunato Maria Farina su quella che è stata la scelta prioritaria del suo ministero episcopale: la formazione dei seminaristi e la santificazione dei presbiteri.
Il volume, che viene pubblicato per ricordare il 1° centenario della nomina di mons. Farina a vescovo di Foggia, avvenuta il 18 dicembre 1924, è diviso in due parti.
La parte prima presenta una serie abbondante di documenti che tratteggiano prima i propositi di impegno per la santificazione del clero e le opere di apostolato sacerdotale compiute da don Fortunato sacerdote, poi quanto è stato operato da lui come vescovo.
Per realizzare il suo piano per la santificazione del clero mons. Farina ha iniziato, restaurando il Seminario di Troia. Successivamente ha organizzato la vita del Seminario, operando in esso come rettore con grande sapienza pedagogica. Il vescovo Farina riteneva la cura del Seminario come “l’opera delle opere”, perché era destinata a preparare i sacerdoti del futuro, la cui santificazione era da lui ritenuta il bisogno più urgente nella Chiesa del suo tempo. Egli soleva ripetere: “Santificato un sacerdote è santificato un popolo intero”, in quanto era convinto che aiutare i sacerdoti a santificarsi voleva dire dare una soluzione efficace al problema pastorale della diocesi.
Dopo alcuni anni di intenso lavoro il Seminario era diventato “uno dei più bei vanti” della comunità diocesana, apprezzato anche dai vescovi delle diocesi limitrofe, che non hanno esitato a mandare alcuni loro seminaristi a formarsi nel Seminario di Troia.
Per la santificazione dei presbiteri mons. Farina ha fondato l’Istituto secolare della S. Milizia di Gesù e ha promosso anche l’adesione all’Associazione dei sacerdoti adoratori ed all’Unione apostolica del clero. Inoltre, ha avuto una grande carità verso i sacerdoti.
La parte seconda contiene solo testimonianze di vescovi, sacerdoti e laici, che hanno fatto esperienza di Seminario con mons. Farina.
Il coro di queste testimonianze è unanime e concorde nel presentare le grandi virtù del venerato pastore: la testimonianza della sua preghiera, l’esempio della sua umiltà e della sua povertà (mangiava in un refettorio con tavoli antichi di legno massiccio, senza alcuna tovaglia, insieme ai seminaristi, mangiando gli stessi cibi dei seminaristi) hanno lasciato un segno indelebile nella vita di tutti i seminaristi.
Il vescovo Farina, inoltre, toccava il cuore dei seminaristi e dei sacerdoti per la sua dolcezza e la sua paternità. Tutti lo sentivano come il loro papà: in qualsiasi bisogno trovavano in lui sempre una risposta di amore e di tenerezza, perché egli si interessava non solo degli aspetti spirituali, ma anche di quelli materiali: l’andamento negli studi, le condizioni di salute, le difficoltà di relazione, i problemi familiari e, soprattutto, le situazioni di povertà.