“Le scrivo in rappresentanza dei lavoratori stranieri coinvolti nella vicenda della chiusura del cantiere di via Bovio e del loro successivo licenziamento. Appare doveroso affrontare la questione oggetto delle presunte violazioni di legge in merito all’impiego di lavoratori stranieri entrati in Italia tramite il Decreto Flussi e poi impiegati successivamente presso altra impresa (nello specifico impresa edile)”. Così Paolo Ragusa, presidente dell’Associazione lavoratori stranieri del Movimento cristiano lavoratori (Als Mcl), nella lettera al prefetto di Pescara in merito al fatto che lo scorso 28 ottobre durante un controllo dell’Ispettorato territoriale del lavoro di Chieti in un cantiere in viale Bovio a Pescara, dove si stanno effettuando lavori per l’efficientamento energetico, i Carabinieri hanno contestato alla ditta titolare dei lavori che “sono stati impiegati 20 lavoratori che hanno fatto accesso in Italia a mezzo della procedura del decreto flussi, ma richiesti da un altro datore di lavoro. Per questo motivo i suddetti lavoratori dovranno essere licenziati”.
“La questione sopra riassunta – sottolinea Ragusa nella missiva – è una delle questioni nodali di cui si occupa l’associazione nata per la tutela lavoratori stranieri che subirebbero un notevole danno dall’applicazione della paventata sospensione dell’attività e dell’impresa edile che, dandogli una possibilità, ha deciso di assumerli regolarmente”. “L’applicazione del provvedimento richiesto – continua il presidente di Asl Mcl – renderebbe irregolare la presenza sul territorio delle persone straniere interessate e provocherebbe grave nocumento all’attività dell’azienda che le ha regolarmente assunte, oltre a prefigurare sicuri problemi di ordine pubblico allorquando si dovesse intervenire per sgomberare gli alloggi messi a disposizione dalla ditta e in uso agli stessi”. La richiesta dell’associazione al prefetto è quella di “attivare un tavolo tecnico, che coinvolga tutti i soggetti interessati dalla Regione Abruzzo, la Questura di Pescara e Ispettorato territoriale del lavoro di Chieti per meglio affrontare e discutere le problematiche evidenziate e intraprendere un percorso condiviso per la risoluzione di questa vicenda”.
“Tutti questi lavoratori – aggiunge Katia Serena, responsabile di Asl Mcl Abruzzo – hanno alle spalle le loro famiglie e grazie a questo lavoro stavano progettando una presenza più stabile e l’inserimento del nuclei familiari nel nostro territorio. Questo provvedimento danneggia la ditta che li ha assunti, ma soprattutto interrompe ingiustamente un percorso sano e legale di integrazione lasciando spazio al sommerso e alla clandestinità”. “Sappiamo bene – conclude Serena – che spesso i lavoratori extracomunitari vengono chiamati in Italia da una ditta che, una volta sul territorio nazionale, si tira indietro relegandoli a una pericolosa clandestinità”.