Lavoro e digitale: Forlani (Inapp), “aumentare i livelli d’investimento sulle competenze e la regolamentazione dell’impatto delle tecnologie”

“I risultati confermano, in generale, una relazione positiva tra gli investimenti in tecnologie digitali e le condizioni di lavoro se accompagnati da quelli sulle competenze dei lavoratori, ma evidenziano anche un aumento dei livelli di controllo delle prestazioni dei lavoratori con disagi di natura psicologica, sociale e salariale. Questi fenomeni devono essere attentamente monitorati anche per l’atteso sviluppo delle applicazioni dell’intelligenza artificiale”. Lo ha dichiarato Natale Forlani, presidente dell’Inapp, commentando i risultati delle indagini pubblicati sull’ultimo numero della rivista “Sinappsi” dedicato allo “Sviluppo tecnologico, digitalizzazione, qualità del lavoro e relazioni industriali”.
Oltre a quelli dell’indagine sulla “Qualità del lavoro” eseguita dall’Istituto, “Sinappsi” pubblica anche i risultati dell’indagine Eu-Osha Osh Pulse condotta dall’Agenzia della Commissione europea sulla Salute e sicurezza sul lavoro. I dati evidenziano, in linea con il dato italiano, un’ampia diffusione delle tecnologie di base tra i lavoratori (73%), ma anche l’emergere, seppur marginale, dell’impiego di dispositivi indossabili (11%), come smart watches, smart glasses, activity tracker. Le tecnologie digitali sono utilizzate dai datori di lavoro per supervisionare o monitorare le prestazioni (25,3%), per assegnare compiti, orari di lavoro o turni (29,9%) o per valutare le prestazioni dei lavoratori da parte dei clienti o pazienti (26,9%). L’indagine europea evidenzia l’aumento dei rischi psicosociali per i lavoratori: per il 52,3% determina un aumento dei ritmi di lavoro; per il 40% un incremento dei livelli di sorveglianza sul lavoro e per il 33% una riduzione dell’autonomia lavorativa.
“Continueremo ad analizzare l’impatto di queste innovazioni, ma sin da ora – ammonisce Forlani – si manifesta l’esigenza di aumentare i livelli d’investimento sulle competenze dei lavoratori adeguando le politiche attive e la capacità delle parti sociali di regolamentazione dell’impatto delle tecnologie sulle condizioni di lavoro per evitare profonde spaccature tra i lavoratori”.

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