La Corte d’appello peruviana ha confermato una sentenza storica che rende il fiume Marañón, cioè la parte peruviana del Rio delle Amazzoni, come soggetto che gode di diritti. Questa decisione, considerata una pietra miliare nella protezione ambientale del Paese, è stata il risultato di una causa intentata da un gruppo di donne indigene Kukama, sostenuta dal Vicariato apostolico di Iquitos e da altre organizzazioni che difendono i diritti umani e ambientali.
“Miguel Angel Cadenas, vescovo del Vicariato apostolico di Iquitos, ha appreso che la Camera civile del Tribunale di Loreto ha confermato la sentenza emessa dal Tribunale misto di Nauta nel marzo di quest’anno, che riconosce i diritti sul fiume Marañón e sui suoi affluenti. Secondo l’Instituto de Defensa Legal, si tratta di una sentenza storica per la difesa della natura e del suo legame con le comunità indigene, poiché per la prima volta in Perù un fiume viene riconosciuto come titolare di diritti, tenendo conto della cosmovisione del popolo Kukama Kukamiria”, si legge in una nota del Vicariato apostolico.
La Chiesa di Iquitos ha svolto un ruolo cruciale in questo processo. Nel corso degli anni, la sua équipe è stata al fianco delle donne Kukama, fornendo supporto logistico e legale nella loro lotta per la giustizia ambientale.
La sentenza di primo grado, emessa nel marzo 2024, ha ordinato a Petroperu di provvedere alla manutenzione dell’oleodotto, di creare un comitato di gestione del bacino idrografico e di riconoscere le organizzazioni indigene come difensori e custodi del fiume, insieme alle agenzie governative responsabili. Questa inclusione rafforza il ruolo di primo piano delle comunità locali nella protezione dell’ambiente, come fa notare il sito della Conferenza episcopale peruviana.