“È evidente la coerenza evangelica di La Pira e tuttavia – è importante tenerne conto! – la sua profezia politica è pienamente laica perché coerente con quella costruzione della convivenza umana disegnata dalla nostra Costituzione a livello nazionale, dalla Carta delle Nazione Unite a livello mondiale, dai principi di Helsinki a livello europeo. Impianti giuridici che fanno della promozione fattiva dei diritti e della dignità dell’uomo il discrimine fra ciò che è secondo il diritto e ciò che non lo è”. Lo ha evidenziato, ieri sera, l’arcivescovo di Firenze, mons. Gherardo Gambelli, nella messa celebrata nella basilica di San Marco, in occasione del 47° anniversario della morte di Giorgio La Pira.
“La Pira, professore di diritto romano, sosteneva che questa nuova impostazione aveva avviato un processo trasformativo che in analogia al passaggio dalla violenza privata a quella della jurisdictio del pretore permetteva il passaggio alla ‘coesistenza pacifica: cioè il passaggio dalla violenza (la guerra) alla […] jurisdictio per la risoluzione di qualsiasi conflitto tra gli Stati e i popoli’. La Pira riteneva che questo passaggio aprisse tempi nuovi postulati dalla inedita ma concreta possibilità che la logica della guerra determinasse la fine dell’umanità. A questa consapevolezza si aggiunge purtroppo la constatazione che le guerre che si sono combattute negli ultimi decenni non hanno mai contribuito a risolvere le questioni pretese o reali che le hanno determinate, ma le hanno sempre peggiorate e ingarbugliate”, ha osservato il presule.
Alla luce di ciò “fanno ancora più paura le gravissime violazioni della legalità internazionale e del diritto internazionale dei diritti umani in Ucraina, nel Medio Oriente e in tante altre parti del mondo (in particolare in Africa) e sgomenta e la facilità con cui molte agenzie informative e molti governi passano sopra queste violazioni”. “Non esistono – ha aggiunto – condizioni che rendono impraticabile la logica del Regno, vi sono però delle situazioni in cui seguire questa logica può significare persecuzione e il rischio della vita. Penso ai tanti obiettori di coscienza russi, ucraini, bielorussi, israeliani e palestinesi. La città in cui il sindaco La Pira proiettò il film censurato di Claude Autant-Lara ‘Tu ne tueras point’, la città di don Milani e padre Balducci è chiamata a farsi carico del valore di queste testimonianze e a indicarle come vie della costruzione della pace. Di fronte a queste testimonianze occorre prendere posizione”. Infine, l’invito: “Scuotiamo le nostre coscienze: le culture autentiche dei popoli costruiscono la pace, mettiamoci senza esitazione a servizio di questa cultura”.