È “molto grave” la decisione del Governo di aumentare del 30% il canone Rai: da 70 a 90 euro. Lo afferma Giovanni Baggio, presidente dell’Aiart, associazione cittadini mediali, di ispirazione cattolica, “sollecitata”, da centinaia di telefonate da parte di iscritti e cittadini indignati, ad intervenire per esprimere “dissenso” e “preoccupazione”. L’aumento della tassa “più odiata” dagli italiani, pagata con “le già salate bollette dell’energia elettrica, è oggettivamente inaccettabile anche in considerazione della grave crisi della Rai”. “Basta uno sguardo al continuo calare degli ascolti forniti dall’Auditel, alla ‘chiusura’ di alcuni programmi, all’esodo di tanti giornalisti, attori e presentatori (Augias, Amadeus, Berlinguer, Fazio, Insinna, Orfeo, per citarne soltanto alcuni) che hanno lasciato la Rai – servizio pubblico – per collaborare con emittenti private o testate giornalistiche”, scrive Baggio in una nota.
Il presidente Aiart ha aggiunto che questa crisi “evidente, di quella che viene definita la più grande azienda culturale italiana”, è – a giudizio dell’associazione che tutela gli utenti dei media e della televisione in particolare – particolarmente “grave se si considera che la Rai è un servizio pubblico, pagato dai cittadini, che hanno diritto ad essere informati correttamente e ad essere intrattenuti con programmi che siano rispettosi della loro dignità e dei valori sociali e culturali della comunità”. La Rai – afferma Baggio – è “un bene di tutti i cittadini, è patrimonio degli italiani: non è di proprietà del Governo e dei partiti”. Questo richiamo assume ancor più rilievo se – come utenti dei media – “consideriamo il lento e continuo tentativo di restringere nel nostro Paese gli spazi della libertà di stampa”: al riguardo, l’ultimo rapporto di Reporters sans Frontières (organismo internazionale che monitora la libertà di stampa in tutti i Paesi del mondo) vede retrocedere l’Italia dal 43°al 46° posto in graduatoria; in pratica – sottolinea l’Aiart – quasi ultimi in Europa. Baggio conclude auspicando che il Parlamento, che dovrà approvare la manovra finanziaria varata dal Governo, “non ratifichi l’assurda decisione di aumentare il canone Rai”.