Il progetto di legge 23928 all’esame del Parlamento in Costa Rica, presentato come un’iniziativa per combattere l’impunità nel flagello degli abusi sessuali contro persone di età inferiore e vulnerabili, contiene però un attacco esplicito al segreto di confessione. Lo denuncia, in una nota pervenuta al Sir, la Conferenza episcopale della Costa Rica (Cecor). “Pur dentro a una finalità encomiabile – denuncia l’episcopato -, si è voluto colpire direttamente la dottrina e la liturgia della Chiesa cattolica sul tema del sacramento della Penitenza o della Confessione, obbligando in particolare il sacerdote confessore a rivelare le informazioni confidate da un penitente, sia esso vittima, autore o testimone di un fatto naturale, e a denunciare questi crimini, anche nel caso in cui l’unica fonte di informazione sia il sacramento della confessione”.
Prosegue la nota: “Non è la prima volta che viene presentata un’iniziativa legislativa in questo senso. L’intenzione di alcuni legislatori è quella di modificare la dottrina e la liturgia della Chiesa, ignorando la sacralità di questo momento in cui il penitente si trova di fronte a Dio e alla sua coscienza”. Le posizioni dell’episcopato sono state sostenute venerdì scorso, di fronte al Parlamento, nel corso di un’audizione alla quale hanno partecipato rappresentanti della Cecor.
In un’ulteriore nota di precisazione la Cecor sostiene che è “scorretto e fuorviante affermare che i vescovi o la Conferenza episcopale siano contrari alla giustizia o alla protezione dei minori. La Chiesa ha collaborato attivamente con le autorità nell’attuazione di politiche di prevenzione e di denuncia dei casi di abuso e sostiene qualsiasi misura che, nel rispetto dei principi della nostra fede, contribuisca a sradicare la violenza sessuale e ad assistere le vittime”.
Al tempo stesso, “questo disegno di legge, cercando di eliminare il segreto sacramentale, non solo minaccia un diritto fondamentale della pratica religiosa, ma compromette anche l’essenza stessa della libertà religiosa”.