“Ringraziamo la Rai per il suo prezioso servizio. Quanto è importante presentare il mondo, la vita vera, non banalizzarla, farla conoscere, aiutare a capire e sconfiggere l’ignoranza con una conoscenza vera, profonda dell’umano e dell’umanità, del creato e delle creature e quindi, sempre, anche del creatore. Farlo richiede e esprime professionalità, creatività, rigore, servizio per fare conoscere e capire”. Lo ha detto ieri il card. Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Cei, in occasione della messa per i 70 anni della televisione, i 100 della radio e i 70 della trasmissione della Santa Messa celebrata nella Basilica di Santa Maria in Trastevere a Roma. “L’ethos nazionale non sarebbe lo stesso, il nostro Paese non sarebbe lo stesso e noi tutti non saremmo gli stessi, senza questi 70 anni di televisione”, ha proseguito: “Un’intera generazione non sarebbe uscita dall’analfabetismo senza la televisione e l’Italia sarebbe stata meno unita senza questo immaginario comune che crea anche quel tanto che ci unisce. Guai a dividerlo o indebolirlo, a fare qualcosa di parte quello che è di tutti!”. Il cardinale ha ricordato che “i tempi sono cambiati, l’intelligenza artificiale apre frontiere straordinarie, alcune inquietanti perché spesso non ha ‘fasce protette’ con i tanti rischi per un immaginario che condiziona e può diventare oppressione e distorsione” ma “la tecnologia che progredisce continuamente chiede proprio quel ‘di più’ di valore che il servizio pubblico ha come impegno primario, proprio perché pubblico, per tutti, libero da motivi commerciali e interessi di mercato, per aiutare il senso del bene comune, per riannodare il gusto per i legami e per il dialogo in un tempo luccicante di like e di comunanze superficiali e di pollici abbassati, di linguaggi aggressivi, di amici senza amicizia e di nemici che si condannano senza conoscerli”. “Siate davvero amici della vita con sapienza e tanta umanità vera e non finta, per regalare prossimità e vicinanza, unione e appartenenza, specialmente a chi vive situazioni di isolamento o di vera e propria solitudine”, l’augurio del card. Zuppi.