“Siamo a Paiporta, a tre chilometri da Valencia. La situazione è disastrosa, le strade sono invase da due metri di fango e la gente che è riuscita a uscire dalle proprie case ora sta andando a Valencia a comprare acqua e cibo, perché qui i negozi sono tutti distrutti e mancano luce, acqua e connessione internet”. La testimonianza per l’agenzia Dire è di Gianluca Mancini, studente romano di 24 anni iscritto alla facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Tor Vergata. “Studio a Valencia con il programma Erasmus– racconta- e stamattina ho deciso di venire a Paiporta, nella provincia, dopo aver ricevuto un messaggio che stava circolando sui gruppi degli studenti universitari, in cui si chiedeva di aiutare. Ci siamo ritrovati in un punto comune e da lì siamo partiti, non in macchina ma a piedi: ci abbiamo messo circa venti minuti”. In chiamata video Mancini, armato di guanti e pala, mostra con il proprio smartphone le immagini che lo circondano: strade invase dal fango, che volontari come lui cercano di spalare, mentre ai bordi delle strade sono ammassate le macchine che la potenza dell’acqua ha spostato, anche una sopra all’altra, spesso a bloccare l’accesso ai portoni degli edifici. Durante la chiamata, passano accanto alcune auto dell’Unità militare d’emergenza: “Stanno portando i cani per individuare i dispersi”, spiega un amico che si trova lì accanto, José De Fez, anche lui munito di stivali di gomma, pala e guanti: “Io vivo qui- racconta- ho una figlia di quindici anni e due gemelle di sei. Per fortuna quando è arrivata l’inondazione eravamo in un’altra casa in centro a Valencia. Io sono tornato perché qui oltre alla casa abbiamo il negozio e il resto”.