“Questo rapporto è devastante e non lascia dubbi: il mondo sta diventando sempre più pericoloso per i bambini. Negli ultimi anni, a livello globale, abbiamo assistito a vari progressi in materia di diritti e protezione dei bambini, ma nei Paesi in guerra la situazione sta drasticamente peggiorando. Assistiamo ad un continuo aumento della spesa militare globale, mentre gli investimenti nella prevenzione dei conflitti sono in calo. Ciò dimostra che ci stiamo focalizzando sull’aspetto sbagliato e le conseguenze sono devastanti. I conflitti in corso nella Repubblica Democratica del Congo, nei Territori Palestinesi occupati, in Sudan, in Ucraina e in molti altri Paesi, hanno visto una terribile escalation di attacchi contro bambini, contro scuole e ospedali: violazioni che hanno suscitato un’indignazione globale, ma senza che ad essa sia ancora seguito alcun impegno reale e significativo per la pace”: lo dichiara Inger Ashing, ceo di Save the Children International, in occasione della pubblicazione del rapporto “Stop the War on Children: Pathways to Peace”. “Gli Stati devono agire. Devono sostenere gli standard di condotta nei conflitti. Devono chiedere conto ai responsabili. Devono proteggere l’accesso umanitario. Hanno bisogno di piani di pace a lungo termine. E devono sostenere la resilienza e la ripresa dei bambini. Il futuro di milioni di loro dipende da interventi immediati e tempestivi”, aggiunge.
“I casi documentati di crimini contro i bambini nelle zone di conflitto sono orribili, ma queste cifre probabilmente sono solo la punta dell’iceberg. Parliamo di 473 milioni di bambini – ovvero il 19% a livello globale – che vivano in aree di guerra, ma ognuno di questi bambini ha una storia e un’esperienza di conflitto unica”, commenta Gudrun Østby, professore di ricerca presso il Peace Research Institute di Oslo. “Negli ultimi decenni, loro numero è aumentato costantemente, arrivando quasi a raddoppiare rispetto agli anni Novanta. Ora più che mai, la necessità di proteggere i milioni di minori che vivono in Paesi in conflitto è critica e urgente”.
L’analisi di Save the Children ha anche evidenziato un numero allarmante di Stati membri delle Nazioni Unite che hanno sottoscritto meno della metà degli strumenti giuridici e politici internazionali che garantiscono la protezione dei bambini nei conflitti. Ben 43 membri delle Nazioni Unite, ovvero più del 20%, molti dei quali coinvolti in conflitti armati, non hanno firmato o approvato più di sei dei dodici strumenti, mostrando un grande divario nell’impegno per la protezione dei bambini. Allo stesso tempo, la vendita di armi continua ad alimentare i conflitti, con il trasferimento di armi ad attori noti per la violazione dei diritti dei bambini.