“Carissimo amico bengalese, non conosco il tuo nome e neppure il tuo volto. Tante volte, passando per il centro antico della nostra bella e drammatica città, vedo altre persone come te ma non so distinguere il Paese d’origine: per la mia superficialità o ignoranza sembrate tutti uguali, voi che venite dal lontano Oriente. Ti confesso che spesso mi chiedo come vivete, dove avete trovato alloggio, se avete amici con i quali trascorrere il tempo libero o confidare qualche pena del cuore. Quando però ho avuto la possibilità di parlare con qualche persona della tua terra, o di Paesi vicini che continuo purtroppo a confondere, ho scoperto la ricchezza e la profondità di chi è stato costretto a lasciare la sua gente per cercare lavoro in luoghi lontani”. Lo scrive l’arcivescovo di Sorrento-Castellammare di Stabia, mons. Francesco Alfano, in una lettera in relazione a quanto accaduto a Castellammare di Stabia, dove domenica sera un bengalese è stato aggredito da una gang di giovani nei pressi della Cassa Armonica della Villa comunale.
“Crediamo di essere così ‘lontani’ che a volte non riusciamo a riconoscere la ricchezza nascosta nella nostra diversità – prosegue mons. Alfano -. Lo so che tra di noi ci sono numerosi uomini e donne che ti riconoscono come uno di noi, come un ‘fratello’. E per questo ti auguro di incontrarne presto qualcuno con cui fare un tratto di strada insieme e non sentirti più solo, additato, estraneo. Se vuoi, puoi bussare anche alla porta di qualcuna delle nostre chiese: stiamo imparando noi cristiani, dal contatto con amici di altre confessioni religiose, a sentirci così come ci insegna il Vangelo tutti figli di un unico Dio e ad amarci concretamente, come un’unica grande famiglia. Per tutti questi motivi e per tanto altro che porto nel cuore e che mi farebbe piacere raccontarti di persona, ora mi devi consentire di chiederti scusa per quello che ti è accaduto”.
L’arcivescovo evidenzia: “È brutta la violenza, inaccettabile, indegna di essere umani. Fa ancora più dolore l’indifferenza dei passanti, il sarcasmo offensivo e brutale di chi sta a guardare soddisfatto la scena come se stesse al cinema, l’anonimato di una città che continua a far brillare le luci notturne senza fermarsi e arrossire dinanzi a episodi così gravi di inciviltà”.
Mons. Alfano conclude: “Carissimo fratello bengalese, spero di abbracciarti presto per farti sentire il calore e l’affetto di tanti che come e più di me sono pronti a volerti bene e, qualcuno con le lacrime agli occhi, anche a chiederti perdono”.