Domenica 3 novembre – XXXI del Tempo Ordinario

Marco 12,28-32: “Ascolta, Israele!”
Dare un cuore alla legge!

Siamo ormai a Gerusalemme. Il Signore trascorre gli ultimi giorni della sua vita tra il Tempio e Betania, un villaggio alla periferia della città. Durante il giorno, rimane nel Tempio, dove insegna alla gente che lo ascolta volentieri (11,18). Alla sera, si ritira a Betania con i suoi discepoli, ospite di amici.
Siamo al terzo giorno nella città santa, la meta finale del suo ministero. Questa giornata è particolarmente intensa. Nel Tempio, Gesù si scontra con i capi religiosi, che contestano la sua autorità di insegnare in quel luogo (11,27-33). A loro, Gesù racconta la parabola dei vignaioli assassini (12,1-12). Il destino di Gesù è ormai segnato: le autorità hanno deciso di eliminarlo e cercano solo l’occasione e il motivo opportuni. Questo è il contesto del brano evangelico di oggi.

Spunti di riflessione
1. Smarriti nel labirinto delle leggi
“Allora si avvicinò a lui uno degli scribi che li aveva uditi discutere e, visto come aveva risposto loro, gli domandò: ‘Qual è il primo di tutti i comandamenti?’”
La domanda dello scriba è sincera e pertinente. Con l’intento di regolare tutta la vita secondo la legge di Dio, i rabbini avevano individuato 613 precetti nella Torà (Pentateuco), oltre ai dieci comandamenti: 365 negativi (divieti, corrispondenti ai giorni dell’anno solare) e 248 positivi (prescrizioni, corrispondenti agli organi del corpo umano, secondo la credenza dell’epoca). Un autentico labirinto! In un simile groviglio di leggi si sentiva il bisogno di discernere ciò che fosse veramente essenziale.

2. L’amore è la legge!
“Gesù rispose: ‘Il primo è: “Ascolta, Israele! Il Signore nostro Dio è l’unico Signore; amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza’”.
Gesù non cita nessuno dei dieci comandamenti, ma riporta la professione di fede dello “Shemà Israel”, “Ascolta, Israele” (vedi prima lettura), la preghiera che ogni ebreo recita tre volte al giorno (al mattino, alla sera e prima di coricarsi).
“Il secondo è questo: ‘Amerai il tuo prossimo come te stesso’. Non c’è altro comandamento più grande di questi.”
Al “primo” comandamento Gesù aggiunge un “secondo”, tratto dal Levitico 19,18. Questo abbinamento di testi della Torà è originale, ed è proprio di Gesù.
Qual è il rapporto tra i due comandamenti? S. Agostino commenta: “L’amore di Dio è il primo che viene comandato, l’amore del prossimo è il primo però che si deve praticare”. I “due amori” sono, in realtà, inseparabili.

3. “Amerai!”: dare un cuore alla legge
In entrambi i testi citati da Gesù, la parola chiave è l’imperativo “Amerai!”. L’amore diventa così la chiave della Legge. Gli dèi pagani desideravano adoratori sottomessi, degli schiavi; il Dio di Gesù Cristo, invece, vuole figli liberi, capaci di amare. Il verbo “amare” (ahav in ebraico) appare nell’Antico Testamento 248 volte (F. Armellini). È una cifra significativa, poiché corrisponde al numero dei precetti positivi (cose da fare) secondo la tradizione rabbinica. Potremmo dire che l’unica cosa da fare sempre (365 giorni all’anno!) è amare. La Torà, uscita dal cuore di Dio, aveva perso il suo cuore e si era trasformata in un giogo pesante. Gesù è venuto per riportarla al cuore. Ora, nel cuore della Legge, ritroviamo il Suo Cuore!