“Alla luce quanto emerso cammino sinodale, ci sono e ci saranno decisione da prendere”. Lo ha detto Papa Francesco, nel discorso a conclusione del Sinodo sulla sinodalità, in Aula Paolo VI. “In questo tempo di guerra dobbiamo essere testimoni di pace, anche imparando a dare forma reale alla convivialità delle differenze”, ha osservato il Santo Padre, che poi ha annunciato:
“Non intendo pubblicare una esortazione apostolica, basta il documento approvato.
Nel documento ci sono già indicazioni molto concrete che possono essere di guida per la missione delle chiese, nei diversi continenti, nei diversi contesti. Per questo lo metto subito a disposizione di tutti, per questo ho detto che sia pubblicato. Voglio, così, riconoscere il valore del cammino sinodale compiuto, che tramite questo Documento consegno al santo popolo fedele di Dio”.
“Su alcuni aspetti della vita della Chiesa segnalati nel Documento, come pure sui temi affidati ai dieci Gruppi di Studio, che devono lavorare con libertà, per offrirmi proposte, c’è bisogno di tempo, per giungere a scelte che coinvolgono la Chiesa tutta”,
ha spiegato Francesco: “Io, allora, continuerò ad ascoltare i vescovi e le Chiese affidate a loro”.
“Questo non è il modo classico di rimandare all’infinito le decisioni”,
ha precisato: “È quello che corrisponde allo stile sinodale con cui anche il ministero petrino va esercitato: ascoltare, convocare, discernere, decidere e valutare. E in questi passi sono necessari le pause, i silenzi, la preghiera. È uno stile che stiamo apprendendo insieme, un po’ alla volta. Lo Spirito Santo ci chiama e ci sostiene in un questo apprendimento, che dobbiamo comprendere come processo di conversione”. “Anche il vescovo di Roma – ha esordito il Papa – ha bisogno di praticare l’ascolto, anzi vuole praticare l’ascolto, per potere rispondere alla Parola che ogni giorno gli ripete: ‘Conferma i tuoi fratelli e le tue sorelle … Pasci le mie pecore”. “Il mio compito – ha proseguito – è custodire e promuovere l’armonia che lo Spirito continua a diffondere nella Chiesa di Dio, nelle relazioni tra le Chiese, nonostante tutte le fatiche, le tensioni, le divisioni che segnano il suo cammino verso la piena manifestazione del Regno di Dio, che la visione del Profeta Isaia ci invita a immaginare come un banchetto preparato da Dio per tutti i popoli. Tutti, nella speranza che non manchi nessuno. Tutti, tutti, tutti! Nessuno fuori, tutti. E la parola chiave è questa: l’armonia. Quello che fa lo Spirito”.
“Aprire le porte, senza erigere muri”, la raccomandazione del Papa: “Quanto male fanno le donne e gli uomini di Chiesa quando erigono dei muri!
Tutti, tutti, tutti! Non dobbiamo comportarci come dispensatori della grazia che si appropriano del tesoro legando le mani al Dio misericordioso. Ricordatevi che abbiamo iniziato questa Assemblea sinodale chiedendo perdono, provando vergogna, riconoscendo che siamo tutti dei misericordiati. Poi la citazione di Madeleine Delbrêl, “la mistica delle periferie”, che esortava: “Soprattutto non essere rigido. La rigidità è un peccato che tante volte entra nei chierici, nei consacrati, nelle consacrate”.
“Il Documento è un dono a tutto il Popolo fedele di Dio, nella varietà delle sue espressioni”,
ha sottolineato Francesco formulando, nel ringraziarli, una consegna precisa a quanti hanno partecipato e contribuito allo svolgimento del Sinodo: “È ovvio che non tutti si metteranno a leggerlo: sarete soprattutto voi, assieme a tanti altri, a rendere accessibile nelle Chiese locali ciò che esso contiene. Il testo, senza la testimonianza dell’esperienza compiuta, perderebbe molto del suo valore”. “Ciò che abbiamo vissuto è un dono che non possiamo tenere per noi stessi”, la testimonianza personale del Santo Padre: “Lo slancio che viene da questa esperienza, di cui il Documento è un riflesso, ci dà il coraggio di testimoniare che è possibile camminare insieme nella diversità, senza condannarci l’un l’altro. Veniamo da tutte le parti del mondo, segnati dalla violenza, dalla povertà, dall’indifferenza.
Insieme, con la speranza che non delude, uniti nell’amore di Dio diffuso nei nostri cuori, possiamo non solo sognare la pace ma impegnarci con tutte le nostre forze perché, magari senza parlare tanto di sinodalità, la pace si realizzi attraverso processi di ascolto, dialogo e riconciliazione.
La chiesa sinodale per la missione, ora, ha bisogno che le parole condivise siano accompagnate dai fatti. E questo è il cammino. Tutto questo è dono dello Spirito Santo: è lui che fa armonia, lui è l’armonia”. Come sigillo finale, ancora parole di Madeleine Delbrêl: “Ci sono luoghi in cui soffia lo Spirito, ma c’è uno Spirito che soffia in tutti i luoghi”.