Si vota domani in Uruguay per il primo turno delle elezioni presidenziali e per le elezioni parlamentari. I sondaggi delle ultime settimane prefigurano che nessun candidato raggiunga il 50% dei consensi, necessario per una vittoria direttamente al primo turno. Viene dato per probabile un ballottaggio tra Yamandú Orsi, il candidato del “Frente amplio”, coalizione progressista oggi all’opposizione, e Álvaro Delgado, del Partito nazionale di centrodestra, oggi al potere con il presidente Luis Lacalle Pou, impossibilitato dalla Costituzione a candidarsi. Terzo incomodo il Partito Colorado, che candida Andrés Ojeda. La campagna elettorale è stata caratterizzata da una moderazione che contrasta con le recenti campagne elettorali latinoamericane, molto “polarizzate”. Ma si tratta, del resto, di una tradizione per il piccolo Paese. L’arcivescovo di Montevideo, il cardinale Daniel Sturla, ha esortato i fedeli a “pregare per il Paese e per il futuro e a ringraziare Dio per la possibilità di vivere in un Paese dove, in pace, eleggeremo i nostri governanti e saremo consapevoli che questo è oggi un tesoro di cui prendersi cura”. Per il porporato, è importante “esercitare responsabilmente il diritto di voto”. La Conferenza episcopale dell’Uruguay si era pronunciata in modo ampio sul processo elettorale nei mesi scorsi, e denunciando diverse questioni sociali e culturali che sfidano tutti gli uruguaiani, alcune delle quali in modo inedito o particolarmente grave, considerando che si tratta del Paese considerato nel Sudamerica all’avanguardia, a livello sociale ed economico: la sicurezza di fronte al crescente narcotraffico, la situazione nelle carceri, la povertà, i senzatetto, le dipendenze in grande aumento, la cura della “casa comune”, il lavoro, l’educazione, la famiglia, l’intelligenza artificiale. “In questa realtà politica che è l’Uruguay – concludevano i vescovi -, noi cristiani siamo chiamati a un impegno e il primo di questi è quello di costruire ponti oggi, affinché la società non si frammenti politicamente e affinché i nostri fratelli e sorelle che vivono in situazioni che tendono a emarginarli possano vivere in una comunità più integrata, che offra opportunità a tutti i suoi abitanti, non solo economiche o lavorative, ma anche di realizzazione personale, di una vita piena di significato, di persone libere e responsabili con il desiderio di lasciare la loro impronta di bene nel loro passaggio attraverso il mondo e di essere aperti alla trascendenza”.