Intelligenza artificiale, la grande domanda al centro del lavoro giornalistico oggi. Da affrontare “mettendo al centro le persone”. È il messaggio emerso ieri da più parti nel corso della mattinata formativa organizzata dall’Ucsi Emilia-Romagna con l’Ordine regionale dei giornalisti al Palazzo della cooperazione a Bologna. “Intelligenza artificiale, il pensiero, i linguaggi” il titolo dell’appuntamento formativo al quale hanno partecipato Silvestro Ramunno, presidente dell’Ordine dei giornalisti, Francesco Zanotti, presidente dell’Ucsi Emilia-Romagna, Gigio Rancilio, giornalista del quotidiano “Avvenire”, don Davide Imeneo, direttore del settimanale “Avvenire di Calabria”, Marco Ramilli, esperto in sicurezza digitale, e Maria Elisabetta Gandolfi, caporedattrice “Il Regno”, moderati dal vicepresidente dell’Ordine, Alberto Lazzarini.
La domanda sull’Intelligenza artificiale riguarda il futuro della professione ed è certamente la più attuale. “Ogni mattina abbiamo una montagna da scalare: è una sfida bellissima – ha detto Zanotti -. È il sale della vita. Io vivo sulla mia pelle, e chi mi sta vicino, per lavoro e in famiglia lo sa, questa sana inquietudine che mi ha trasmesso don Oreste Benzi. Lui neanche dormiva nel suo letto, tanto l’aveva addosso. Aveva trovato il tesoro della sua vita e a tutti lo voleva comunicare. Non c’era tempo da sprecare, neppure nel sonno”.
“Quando trattiamo le notizie trattiamo le persone – ha aggiunto Zanotti -. Uno degli argomenti più delicato da trattare. Trattiamo la vita e la morte delle persone. Quindi possiamo far affidamento solo all’intelligenza artificiale? Non credo”.
È una domanda da porsi anche a partire dalla stretta attualità: “L’alluvione a Bologna ha un peso diverso rispetto a quella in Romagna, ve ne siete accorti, vero? Nonostante 81mila frane, 17 morti e 80 chilometri. È anche colpa nostra? Metterci in discussione fa parte del Dna della nostra professione non solo per l’Intelligenza artificiale”.
Per distinguere il lavoro giornalistico da quello degli algoritmi, Zanotti ha individuato 13 parole tratte dall’incontro del gennaio scorso di Papa Francesco con i giornalisti accreditati presso la Sala Stampa della Santa Sede: “Passione, tempo, ascolto, pazienza, perseveranza, gettare ponti, narrazioni, umiltà, amare, cura, pensiero, responsabilità e attenzione”. Ma, soprattutto, “il giornalista chi è”, ha domandato il presidente dell’Ucsi Emilia-Romagna? Certo, chi scrive la notizia ma soprattutto chi la trova: “Servono occhi aperti e menti sveglie. Ma soprattutto, come dimostra la storia di Giovanna Chirri, la giornalista dell’Ansa che ha fatto lo scoop delle dimissioni di Papa Benedetto XVI, per raccontare bisogna esserci”.
“L’IA non è intelligente, copia. Di fronte a questa innovazione non dobbiamo avere né paura né entusiasmo. Cerchiamo di fare i giornalisti”, l’esortazione di Rancilio.