“Si sapeva che padre Marcelo era stato minacciato diversi anni fa e aveva persino richiesto la protezione di centri internazionali per i diritti umani, tuttavia il suo impegno per promuovere la pace non è diminuito”. Lo si legge nel messaggio diffuso ieri dalle 47 istituzioni che fanno parte della Rete ecclesiale ecologica mesoamericana (Remam) in Messico, che hanno espresso la loro più ferma condanna per l’assassinio del sacerdote tsotsil Marcelo Pérez Pérez, tra i fondatori della Remam e strenuo difensore dei diritti dei popoli indigeni e della cura della Casa Comune. Padre Marcelo è stato assassinato domenica, dopo aver celebrato l’Eucaristia nella diocesi di San Cristóbal de las Casas, nello Stato messicano del Chiapas.
Il comunicato ricorda l’impegno incrollabile di padre Marcelo nella lotta per la pace, i diritti dei popoli indigeni e la protezione dell’ambiente: “Il suo lavoro è sempre stato incentrato sulla promozione dei popoli indigeni, era parte di loro, ha lottato per organizzarli, per promuovere la loro visione del mondo, per difendere il loro diritto a un ambiente sano e alla pace, per far rispettare il loro territorio e per difendere la loro fede”.
Il documento della Remam sottolinea una strofa di una canzone che padre Marcelo Pérez li ha invitati a cantare: “Non abbiamo paura, non abbiamo paura, non avremo mai più paura, voglio che il mio Paese sia felice con amore e libertà”. Prosegue la dichiarazione: “Come rete di organizzazioni ecclesiali la cui vocazione è la cura della casa comune in tutte le sue forme in Messico, ripudiamo il suo omicidio, preghiamo per la conversione degli assassini e chiediamo alle autorità statali e nazionali di porre fine alla violenza contro il popolo, la madre terra e i difensori del territorio e dei diritti umani”.