Consiglio d’Europa: razzismo e intolleranza in Italia. “Promuovere uguaglianza, diversità e dialogo interculturale e interreligioso”

(Strasburgo) In un rapporto pubblicato oggi, la Commissione europea contro il razzismo e l’intolleranza (Ecri) del Consiglio d’Europa invita l’Italia “a istituire un organismo per l’uguaglianza pienamente indipendente ed efficace e a rafforzare l’Ufficio nazionale contro le discriminazioni razziali”. L’Italia dovrebbe in particolare adottare un piano d’azione nazionale contro il razzismo, organizzare una campagna di sensibilizzazione volta a promuovere l’uguaglianza, la diversità e il dialogo interculturale e interreligioso e “adottare ulteriori misure per combattere l’incitamento all’odio da parte di personaggi pubblici”.

Dal precedente rapporto Ecri del 2016 “sono stati fatti progressi in diversi campi. È stato sviluppato il sistema di raccolta dati sugli episodi di bullismo nelle scuole, anche per motivi di etnia e orientamento sessuale. Inoltre, sono stati resi disponibili corsi online per gli insegnanti sulla lotta al bullismo”. Il rapporto afferma ancora che “nel campo dell’uguaglianza Lgbti, sono stati compiuti progressi con il riconoscimento delle unioni tra persone dello stesso sesso”. Le autorità “hanno anche introdotto un sistema di sostegno finanziario per i centri contro la discriminazione basata sull’orientamento sessuale e l’identità di genere, compresi i rifugi per le vittime Lgbti di violenza”.

Sono stati inoltre compiuti “notevoli sforzi per allertare i giovani sui pericoli dell’incitamento all’odio online, in particolare attraverso campagne di sensibilizzazione e attività condotte da funzionari delle forze dell’ordine nelle scuole e in altri luoghi frequentati dai giovani”. In Italia è stato sviluppato il quadro istituzionale volto a contrastare l’antisemitismo “e ci si è impegnati a eliminare i simboli e i comportamenti antisemiti durante gli eventi sportivi”. Il rapporto riconosce che “sono stati compiuti sforzi per garantire l’accesso all’assistenza sanitaria ai migranti”. Il numero di rom “che vivono negli insediamenti è diminuito in modo significativo, almeno in parte a causa dei progetti di transizione abitativa realizzati dalle autorità locali”.

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