Ridare centralità del ruolo delle Nazioni Unite e del diritto internazionale “unica bussola per la risoluzione pacifica di tutte le crisi internazionali”; Stop alle spese per gli armamenti perché “non si può pronunciare la parola pace e continuare a spendere risorse per le armi”; Critiche al governo sul Ddl 1660 “che restringe gli spazi della libertà di espressione e di manifestazione” e sugli accordi sui migranti perché “non è possibile che chi fugge da situazioni di povertà e di guerra sia portato, contro la sua volontà, in Paesi terzi che non fanno parte dell’Ue, come ora sta succedendo in Albania e come era già successo in Libia e Tunisia”: sono le richieste avanzate da Sergio Bassoli, componente dell’esecutivo di ‘Rete italiana pace e disarmo’ (Ripd) e coordinatore di AssisiPaceGiusta, presentando oggi in conferenza stampa la giornata di mobilitazione nazionale per la pace, in programma sabato 26 ottobre in 7 città italiane, lanciata da Europe for Peace, Rete Italiana Pace Disarmo, Fondazione PerugiAssisi per la cultura della pace, Sbilanciamoci e Coalizione AssisiPaceGiusta. Non una mobilitazione “su una singola guerra come negli ultimi due anni e mezzo”, ha spiegato Bossoli, “ma su tutte le guerre, come esprime lo slogan scelto ‘Fermiamo le guerre, il tempo della pace è ora.’ Vogliamo portare alla nostra mobilitazione la messa in discussione di un sistema che ci sta portando a un conflitto globale tra potenze nucleari. Vogliamo portare alla nostra mobilitazione il tema della libertà di espressione e di manifestazione: chiediamo che ogni manifestazione possa esprimere, pacificamente, dissenso e proposte. Non è possibile reprimere chi scende in piazza per difendere i diritti del proprio popolo. Vogliamo che protagonisti della mobilitazione del 26 ottobre siano le nuove generazioni e quella maggioranza di cittadini italiani, che non deve essere più maggioranza silenziosa, che vuole dire basta a una politica per la guerra”. “Il contesto è diverso da quello dell’inizio del secolo scorso. Oggi abbiamo 12mila testate nucleari distribuite su 9 paesi – ha rimarcato l’attivista – Occorre riprendere la strada tracciata dalle Nazioni Unite, altrimenti non c’è futuro per l’umanità e per il pianeta”. Intervenuti in conferenza stampa il portavoce di Sbilanciamoci Giulio Marcon, Giorgio Carratta per la Rete degli studenti medi, il presidente di Arci Walter Massa e i referenti che stanno seguendo l’organizzazione delle manifestazioni nelle 7 città. Rispetto agli anni precedenti, la mobilitazione per la pace del 26 ottobre si svolgerà in 7 città italiane, verso le quali confluiranno movimenti, associazioni e cittadini dalle rispettive regioni e dalle regioni confinanti: a Roma il corteo partirà da Piramide e si concluderà al Colosseo passando dalla sede della Fao; a Milano dall’Arco della pace in corso Sempione fino a piazza La Scala; a Firenze la mobilitazione partirà da piazza S. Maria Novella per concludersi in piazza S. Croce; a Torino il corteo muoverà da piazza Arbarello fino a piazza Castello; a Bari il concentramento sarà in piazza Massari e si muoverà verso piazza Prefettura; a Palermo da piazza Croci a piazza Massimo; a Cagliari in una piazza ancora da definire.