“Non dimentichiamo i Paesi in guerra, non dimentichiamo la martoriata Ucraina, Israele, il Myanmar”. Papa Francesco ha concluso l’udienza di oggi, pronunciata in piazza San Pietro e dedicata allo Spirito Santo, con un ennesimo appello per la pace. “Fratelli e sorelle, non dimentichiamo che la guerra sempre, sempre è una sconfitta”, ha ribadito:
“E preghiamo per la pace, lottiamo per la pace”.
“Lo Spirito Santo è Signore, è Dio, è presente e operante nella vita della Chiesa”, ha esordito Francesco. Il punto di partenza: il più antico Credo della Chiesa, il cosiddetto Simbolo apostolico: “Credo in Dio Padre, creatore del cielo e della terra, e in Gesù Cristo, nato, morto, disceso agli inferi, risorto e asceso al cielo”, a cui si aggiunge: “Credo nello Spirito Santo”, “senza alcuna specificazione”, ha sottolineato il Papa citando il Concilio ecumenico di Costantinopoli, che solo successivamente, nel 381, definì la divinità dello Spirito Santo con le note parole che ancora oggi ripetiamo: “Credo nello Spirito Santo, che è Signore e dà la vita, e procede dal Padre e dal Figlio. Con il Padre e il Figlio è adorato e glorificato, e ha parlato per mezzo dei profeti”.
“Fra i cristiani ci sono tante differenze, ma l’importante è che le differenze siano riconciliate nell’amore di camminare insieme”,
ha esclamato a braccio Francesco, rispondendo alla domanda su “cosa dice a noi, credenti di oggi, l’articolo di fede che proclamiamo ogni domenica nella Messa: ‘Credo nello Spirito Santo’”. “In passato, ci si è occupati principalmente a proposito dell’affermazione che lo Spirito Santo procede dal Padre”, ha ricordato: “La Chiesa latina ben presto integrò questa affermazione aggiungendo, nel Credo della Messa, che lo Spirito Santo procede anche dal Figlio. Siccome in latino l’espressione ‘e dal Figlio’ si dice ‘Filioque’, ne è nata la disputa conosciuta con questo nome, che è stata la ragione o il pretesto per tante dispute e divisioni tra Chiesa d’Oriente e Chiesa d’Occidente”. “Non è certo il caso di trattare qui tale questione che, del resto, nel clima di dialogo instauratosi tra le due Chiese, ha perso l’asprezza di un tempo e permette di sperare in una piena accettazione reciproca, come una delle principali differenze riconciliate”, ha precisato il Papa, che poi ha proseguito a braccio:
“A me piace dire questo: differenze riconciliate”.
“Lo Spirito Santo abita in noi, è dentro di noi”, ha spiegato sulla scorta di San Paolo: “Lo Spirito Santo è Colui che dà ai credenti la vita nuova, la vita di Cristo, vita soprannaturale, da figli di Dio”: “La fede ci libera dall’orrore di dover ammettere che tutto finisce qui, che non c’è alcun riscatto per la sofferenza e l’ingiustizia che regnano sovrane sulla terra”, ha assicurato il Papa. “Coltiviamo questa fede anche per chi, spesso non per colpa propria, ne è privo e non riesce a dare un senso alla vita”, l’invito finale: “E non dimentichiamo di ringraziare Colui che, con la sua morte, ci ha ottenuto questo dono inestimabile”.