Striscia di Gaza: Khodr (Unicef), “ordini di evacuazione improvvisi nel nord sono profondamente preoccupanti”

“Gli ordini di evacuazione improvvisi nel nord di Gaza e nei Governatorati di Gaza sono profondamente preoccupanti e ancora una volta costringono decine di migliaia di civili vulnerabili a mettersi in strada. Alle famiglie, compresi i bambini, è stato ordinato di spostarsi a sud, in un’area già fortemente sovraffollata, inquinata, insicura e priva di beni di prima necessità per la sopravvivenza”. Lo dichiara la direttrice regionale dell’Unicef per il Medio Oriente e il Nord Africa, Adele Khodr.
“Le evacuazioni, anche di neonati prematuri che lottano per la sopravvivenza nelle incubatrici e di bambini ricoverati in unità di terapia intensiva, insieme alle continue restrizioni all’accesso degli aiuti al nord e ai bombardamenti incessanti, hanno conseguenze devastanti e inconcepibili, che abbiamo visto ripetutamente. I bambini sono condannati, ancora una volta, a sofferenze, orrori e morte inimmaginabili. Tre grandi ospedali, tra cui Kamal Adwan, l’unico ospedale con un’unità pediatrica nel nord, sono interessati da questi ordini. La sopravvivenza di pazienti gravemente malati, tra cui 18 bambini secondo il Ministero della Sanità palestinese, è messa a rischio”, denuncia khodr.
“Con l’intensificarsi delle operazioni militari nel nord di Gaza, i bambini sono esposti a gravi rischi di essere uccisi, mutilati, detenuti o separati dai genitori e da chi si prende cura di loro in mezzo al pericolo e al caos costanti. La situazione è particolarmente grave per i bambini con disabilità, condizioni mediche o altre vulnerabilità, il che li espone a un rischio ancora maggiore e rende il trasferimento non solo più difficile, ma anche pericoloso per la loro vita, soprattutto in presenza di pochi, se non nulli, luoghi sicuri dove andare. La vita dei bambini è ulteriormente minacciata dal fatto che da settimane non è consentito l’ingresso a nord di Gaza dei rifornimenti di base, compresi il carburante e i beni commerciali per rifornire negozi e mercati”, osserva la direttrice regionale dell’Unicef per il Medio Oriente e il Nord Africa, che sottolinea: “Questa è la quarta volta in un anno che alle famiglie di Jabalia è stato ordinato di lasciare le loro case. Molti sono tornati dopo ogni spostamento, incapaci di trovare sicurezza altrove. Essere costretti a fuggire più volte in mezzo a ricorrenti operazioni militari, senza che se ne intraveda la fine, priva i bambini della poca sicurezza e stabilità rimasta loro. Questi bambini rischiano di subire profonde conseguenze per tutta la vita sul loro benessere fisico e psicologico”.
L’Unicef e le altre agenzie umanitarie “stanno facendo tutto il possibile per arginare le sofferenze, ma stiamo lottando contro sfide senza fine, una spirale di morte, sfollamento e disperazione. Ora più che mai, imploro le parti in conflitto di concordare un cessate il fuoco immediato per evitare ulteriori sofferenze e salvare le vite dei bambini. Senza di esso, non è in gioco solo la loro sopravvivenza, ma anche i resti della nostra stessa umanità”, conclude Khodr.

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