Festival dell’Economia Civile: “Partecipare e non rassegnarsi alla guerra e alle armi”

Salireste su un aereo sapendo di avere una possibilità su cento di schiantarvi? Questa è la domanda provocatoria che Melissa Parke, Direttrice esecutiva della Campagna internazionale per l’abolizione delle armi nucleari Ican, premio Nobel per la pace 2017, ha rivolto oggi al pubblico durante il confronto “Partecipare e non rassegnarsi alla guerra e alle armi”. Il confronto si è tenuto nel Salone dei Cinquecento, durante la sesta edizione del Festival dell’Economia Civile

Salireste su un aereo sapendo di avere una possibilità su cento di schiantarvi? Questa è la domanda provocatoria che Melissa Parke, direttrice esecutiva della Campagna internazionale per l’abolizione delle armi nucleari Ican, premio Nobel per la pace 2017, ha rivolto oggi al pubblico durante il confronto “Partecipare e non rassegnarsi alla guerra e alle armi”. Il confronto si è tenuto nel Salone dei Cinquecento, durante la sesta edizione del Festival dell’Economia Civile, il quale si propone di accrescere la partecipazione alla democrazia, attraverso lo sviluppo di modelli di partecipazione “ibridi” e di sviluppo locale. Parke inizia il suo intervento, guidato da Francesco Vignarca (Coordinatore campagne Rete Italiana Pace e Disarmo) commentando lo stato attuale delle relazioni internazionali partendo da una riflessione di Giorgio La Pira: spetta alle città cercare e chiedere la pace, le stesse città che saranno i bersagli principali delle armi nucleari, che sono quindi l’antitesi del pensiero di La Pira. Ciononostante assistiamo alla loro proliferazione, incentivata dalla falsa retorica della sicurezza che questo tipo di armi rappresenterebbe per il Paese che le possiede.

“Non ci sono mani giuste per armi sbagliate. L’Italia è uno dei cinque paesi che ospita l’armamentario nucleare statunitense e lo fa in due luoghi differenti, è quindi obiettivo di attacco nucleare e commette la violazione del Trattato di non proliferazione nucleare”. L’esistenza di questo tipo di armi espone continuamente a incidenti dagli esiti catastrofici, i quali non avvengono, spiega Parke, per sola fortuna, “ma la fortuna non è una strategia”. Oggi oltretutto il progresso tecnologico e l’uso sempre più massiccio dell’Intelligenza Artificiale nel settore militare hanno reso questo tipo di armi molto più letali di quanto non fossero già ai tempi di Hiroshima e Nagasaki, e hanno accorciato drasticamente i tempi decisionali, automatizzando il processo e disumanizzandolo. In Austria (uno dei tre Paesi insieme a Irlanda e Malta a supportare completamente l’eliminazione delle armi nucleari) ha condotto vari studi scientifici che stimano la possibilità di una guerra nucleare tra Usa e Russia all’1%, un tasso destinato a crescere e che Melissa Parke commenta con la metafora dell’aereo “quando si parla di nucleare, ogni probabilità sopra lo zero non è accettabile, è troppo”. I rischi delle armi nucleari sono rischi non solo per l’umanità, ma anche per l’ambiente; oltre i morti e i feriti gravi che questo tipo di armi causano istantaneamente, bisogna considerare le radiazioni, che hanno un raggio di azione che si estende per molti chilometri lontano dal luogo di utilizzo e hanno effetti dannosi per decenni. Melissa Parke però spiega anche quanto scegliere di eliminare completamente le armi atomiche e tutto ciò che comportano sia più facile di quanto immaginiamo “servono solo volontà politica e leadership, la stessa leadership esercitata a Reykjavik da Gorbacev e Reagan. La scelta di eliminare le armi nucleari è la più semplice dei nostri tempi, abbiamo anche un percorso già tracciato grazie al Trattato per la non proliferazione nucleare”.

Dalla quinta edizione del rapporto di Ican sulla spesa globale per le armi nucleari emerge che nel 2023 Cina, Francia, India, Israele, Corea del Nord, Pakistan, Russia, Regno Unito e Stati Uniti hanno speso complessivamente 91,4 miliardi di dollari per i loro armamenti nucleari, tutti soldi che, come precisa Melissa Parke, se fossero spesi per migliorare il mondo anziché distruggerlo, porterebbero un immenso benessere collettivo. Non è solamente una questione di disarmo quindi, ma di ecologia e ambiente, di diritti umani, diritti delle minoranze e di femminismo. Ma in questa battaglia tutti possono fare la propria parte, ciascuno di noi può partecipare a manifestazioni o aderire a campagne contro la proliferazione delle armi nucleari, chiedere al proprio governo di eliminare questo tipo di armi, chiedere alla propria città di aderire alla campagna Ican “Cities Appeal”, alla quale hanno già aderito più di 800 città nel mondo, oltre 100 in Italia, tra cui Roma e, spera Parke anche Firenze quanto prima. “Come società civile possiamo chiedere di cambiare prospettiva. Il vero nemico non sono le armi in sé, ma è il modo di pensare. Anche qua abbiamo la capacità di agire in modo differente, scegliendo il dialogo e non lo scontro, la diplomazia e non l’aggressione, il disarmo non la proliferazione. Dobbiamo scegliere la terra e gli essere umani”.

Altri articoli in Italia

Italia